Non andrò alla Leopolda. Non avrei neanche immaginato che ci sarebbe stata una nuova edizione dell'evento che lanciava sulla scena politica un nuovo leader. Un leader oggi vincente e stravincente, nel partito e nel governo. Quasi senza opposizione. Malgrado i frequenti cambi di rotta, malgrado la crisi che continua a mordere, malgrado un governo così così, di comprimari, giovani volenterosi. Con elargizioni di 10 miliardi in bonus a chi un lavoro ha e di 500 milioni a quelli che mettono al mondo un figlio. Purché abbiano un reddito non superiore a 90.000 euro. Novantamila. Boh. Magari - sarò di destra? - ho capito di più l'abbattimento dell'Irap. Ma cos'è oggi la Leopolda, a guerra vinta, se non mera celebrazione e culto della personalità?
Non andrò a Roma a manifestare con la CGIL. Non ho più la tessera della CGIl. Da pensionato non l'ho voluta. Ma non è questo il punto. La CGIl combatte una battaglia sul terreno scelto dal segretario premier. Quella sull'art. 18. Per qualche dettaglio magari di rilievo che è comunque un dettaglio. Mentre troppi non hanno il problema del reintegro o risarcimento ma quello terrificante di poter vivere una vita intera senza un lavoro o un lavoro vero. E senza neanche il brodino degli 80 euro.
Non vado né a Firenze né a Roma quindi. Anche se non voglio apparire equidistante. Sono un tantino più vicino a Roma. Ma in realtà sono altrove, non so se a destra o a sinistra. Forse a sinistra ma anche sopra o .sotto. Giacché le coordinate destra/sinistra servono ma non bastano. E cerco un appuntamento in cui incontrare quelli esclusi dalla Leopolda e da Roma.