lunedì 5 novembre 2012

Di chi è la Fiat?


Ancora su Fiat e Marchionne, per andare oltre. Può lasciarci indifferenti il comunicato Fiat riguardo i 19 licenziati di cui la magistratura ha imposto il rientro? Nel comunicato,poi ritirato ed emendato, praticamente si chiede esplicitamente a chi lavora in Fiat di condividerne progetti e anima. Non basta, no, far bene il proprio lavoro. Bisogna proprio amare l'azienda. Non so, ma credo che neanche ai tempi di Valletta si avrebbe avuto il coraggio di tali affermazioni. Mi è venuto di pensare alla mia personale esperienza di operatore nel sistema della formazione professionale. Mi è capitato molte volte - anche in pubblici convegni - di criticare aspramente i presupposti, gli obiettivi e i metodi del sistema e del centro in cui lavoravo. Ciò non mi ha mai impedito di svolgere con impegno il mio lavoro. Al più la critica era per me il presupposto per suggerire nuovi metodi e obiettivi, in parte realizzati nel mio centro e per i quali sono stato addirittura promosso. Con Marchionne sarei stato licenziato? Naturalmente se la Fiat fosse una cooperativa, se i lavoratori ne fossero soci e fossero chiamati a determinarne le scelte, beh, avrebbe qualche senso quel comunicato (emesso eventualmente dall'assemblea dei soci). La Fiat è degli Agnelli, degli azionisti e di Marchionne o dei lavoratori e degli italiani che ne hanno permesso l'esistenza e la redditività? Noi sentiamo - vero? - che c'è una verità e una proprietà giuridica, contrapposta a una verità e ad una proprietà percepita. Il comunicato Fiat (ritirato) mette i piedi nel piatto di tale contraddizione.

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