martedì 13 novembre 2018

Problemi veri mischiati a insulse villanie


Sono rimasto di stucco per l'ultimo attacco pretestuoso e villano di Di Maio e Di Battista ai giornali. Mi allarma perché - senza girarci intorno - echeggia pulsioni parafasciste frequenti nell'alleanza che ci governa. Giornalisti "infami" secondo di Maio e addirittura "puttane" secondo Di Battista: almeno tutti quelli che criticano i gialloverdi. Che la maggioranza dei giornali sia critica verso la maggioranza di governo (e indirettamente verso la maggioranza potenziale degli elettori oggi) è vero. Infatti sarebbe il caso di affrontare il tema del rapporto fra media e governo, media e politica, media ed opinione pubblica. Quel che sento però in particolare dai 5Stelle sono più che proposte nobilmente politiche, cioè al di là delle convenienze del momento, mere intenzioni di vendetta: contro gli editori "impuri" (leggasi De Benedetti) che avrebbero interessi personali da difendere in settori diversi dall'informazione. Sarebbe a dire - mi pare - che gli editori puri sarebbero miracolosamente obiettivi cioè favorevoli al governo del popolo, del cambiamento, etc. Credo che la campagna contro i giornali sia parte della generale campagna contro i nemici del popolo (Bruxelles, la finanza, etc.). Sostanzialmente per precostituirsi un alibi nel caso probabile di fallimento. Alibi inconsistente, se è vero che una politica efficiente (di non dilettanti) tiene conto degli avversari o tenendoli buoni (negoziando) o facendoli fuori (se può). E' un alibi in buona fede dico. Giacché ritengo che tutti gli uomini commettono nefandezze in buona fede. Ovvero ingannano se stessi sulle proprie buone intenzioni per meglio ingannare il prossimo. Ciò detto, il tema è serissimo. Se è vero che i media e la rete ci formano più che la scuola e la famiglia, come è possibile lasciare al mercato o agli umori grillini il futuro dei nostri pensieri e la loro improbabile autonomia?

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