Nel primo pomeriggio ho seguito in dormiveglia un filmetto americano del 1994: "Uno strano scherzo del destino". Storia di una bambina contesa fra il padre biologico, ricco, ed il padre adottivo, assai povero. Mi sono svegliato dal torpore ad un tratto. Quando, nel processo, l'avvocato del padre biologico fa notare che alla bambina così intelligente sarebbe certamente preclusa una Università troppo costosa (Harvard o altra) se la giustizia non la restituisse al padre biologico e ricco. Mi sono svegliato perché mi sono detto: "Qualcuno obietterà qualcosa. O almeno l'autore mostrerà il suo dissenso politico verso una realtà classista e intollerabile". Macché! C'è solo una frasetta del padre naturale, pronunciata nella giusta disattenzione di giudice e pubblico in aula: "Ci sono le borse di studio...". Le borse di studio sono una foglia di fico: soprattutto negli Usa sfacciatamente classisti, ma anche nell'Italia un po' meno classista e però più ipocrita. Niente: volevo prendere un appunto anche per ricordare agli amici e a me stesso che il cinema - anche quello così così - che consegniamo al futuro sarà uno strumento prezioso per aiutare i posteri a capire la cultura degli umani di questi ultimi decenni, umani arresi all'ingiustizia e al privilegio (anche se arrabbiati contro Gere che porta viveri ai migranti).
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