Dopo l’infelicissima sortita nel Ghetto ebraico accanto ai filoisraeliani Salvini, La Russa, Boschi, Tajani, Letta ha cercato semplicemente di dire qualcosa di sinistra con la dote di cittadinanza da finanziare mediante piccola quota delle eredità più corpose. “Dire”, non “fare” perché sa bene che il governo Draghi-Salvini non potrà mai fare nulla di simile, non potrà mai istituire alcuna imposta patrimoniale, nulla che sia platealmente opposto alla tassa piatta voluta dalle destre. Infatti Draghi gli ha risposto con toni salviniani (anche distanti dal suo stile solito). Più o meno: “il governo non mette le mani nelle tasche degli italiani”. Il governo dà e non prende. Ammesso e non concesso che esista una sporta da cui si dà e che non è alimentata da nulla. Per la verità alimentata dal debito: cioè dalla dote negativa consegnata alle generazioni future. La proposta di una dote di cittadinanza che accompagni a partire dall’età adulta in progetti di formazione, di lavoro o di vita non è nuova per niente. E’ sul tappeto delle proposte del Forum Diseguaglianze e Diversità (Barca- Giovannini) da anni. Anche se il Forum per la verità la prevede come misura universale e incondizionata a differenza di Letta che la pensa solo per i meno abbienti. Ha ragione il Forum se la dote deve essere strumento di emancipazione, anche dei giovani di famiglie abbienti, dai condizionamenti familiari. Ma questo – capisco – è impopolare nell’Italia populista e pauperista. Quindi in questo Letta si è adeguato alla corrente. Credo che la misura, anche, se si vuole, con la sua portata risarcitoria verso una generazione valga di per sé, al di là delle forme scelte per finanziarla. Benché il prelievo dai patrimoni ereditati – oltre il milione – possa suggerire (tiepidamente) una filosofia di pari opportunità e il progetto di essere giovani persone e non già solo figli di Berlusconi, Agnelli, Briatore o Grillo.
sabato 22 maggio 2021
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