All'infedele di Lerner di lunedì 1 febbraio, vedo e ascolto Francesca Pascale, consigliere provinciale a Napoli, espressione del nuovo personale politico selezionato da Berlusconi. Con occhi strabuzzati cerca di capire fra gli interventi troppo colti e “complessi” degli interlocutori dove stia l’inganno, dove e come stiano colpendo l’amato leader. Lerner – credo con perfida malizia da militante – la “oppone” ad intellettuali come la filosofa della scienza Francesca d’Agostini. La quale, ad esempio, annota quale caratteristica dei nostri tempi la possibilità di prevalere in politica con mezze verità, giacché nella velocità della comunicazione televisiva non c’è mai il tempo di verificare la “verità mancante”. Potrebbe riferirsi al taglio dell’Ici che può essere rivendicato, omettendo che ha riguardato i benestanti o che ha pesato sui bilanci comunali e sui servizi offerti ai meno abbienti. Potrebbe riferirsi all’apologia del calo degli sbarchi di clandestini, dove la verità omessa è che il maggior flusso di immigrati non proviene dagli sbarchi. Potrebbe riferirsi agli incentivi offerti al settore auto che hanno tenuto a galla la produzione e l’occupazione Fiat e però - verità mancante - come noterà a Tetris, ancora sulla 7, mercoledì 3 febbraio, il candidato “governatore” PD per il Veneto, Giuseppe Bortolussi, hanno avuto come effetto perverso un numero più consistente di posti di lavoro perduti nella piccola impresa dei manutentori, meccanici e elettronici, di auto. *
La Pascale dunque cerca di capire. Quando finalmente le è chiaro che sta arrivando un attacco alle ragazze dalla coscia lunga, giovane ceto politico del Pdl, la Pascale insorge: “sono ragazze laureate”. E’ la conferma della linea di difesa del Pdl rispetto agli attacchi malvagi della sinistra che mette in discussione la selezione politica di veline o comunque ragazze immagine. Al momento attribuisco alla pochezza della Pascale la banalità della replica stizzita. Come se una laurea potesse sostituire un curriculum. Ma giovedì 4 febbraio, su Otto e mezzo, l’assai più attrezzato ministro Brunetta, descrivendo il call center - Linea amica - del suo Ministero e lo staff che lo gestisce, mette anche lui le mani avanti: “sono ragazzi laureati”. Insomma, da un lato la laurea appare una foglia di fico su pratiche selettive opinabili, dall’altra denuncia una concezione rozza della cultura. Ma non abbiamo appreso da tempo che i nostri laureati nei concorsi, magistratura compresa, commettono errori di contenuto, ortografici e sintattici incredibili? E però la destra oggi vincente non è quella critica sui titoli di studio e sul loro valore legale. Tutt'altro. E’ invece la destra critica (e si capisce perché) verso la cultura. E ne dà un ennesima prova La Russa a Ballarò di martedì 2 febbraio, con l’atteggiamento irridente verso Tito Boeri, sì da provocare l’intervento sferzante di Anna Finocchiaro: “quando sento parlare di cultura - diceva Goebbels – metto la mano alla pistola”. Su cultura, istruzione e formazione permanente i prossimi post.
* Dalla annotazione della professoressa D'Agostini ricaviamo questo aforisma: politica politicante è l'arte di fare favori visibili a spese di danneggiati invisibili