mercoledì 28 novembre 2012

E l'Ilva è dei Riva?

I lavoratori sfortunati e combattivi dell'Ilva di Taranto ieri manifestavano davanti alla Direzione. "I padroni dell'azienda siamo noi" era lo slogan urlato. Forse non è vero. Non è vero giuridicamente. E l'Ilva non è solo di chi oggi ci lavora. E' un po' della città che la ospita e paga un prezzo continuo di vite. Ma certo è difficile dire e pensare veramente: "E' dei Riva. E' dei criminali arrestati o latitanti". Quale insopportabile contraddizione fra quello che è vero giuridicamene e quello che sentiamo vero. Bisogno di socialismo o cosa?

lunedì 5 novembre 2012

Di chi è la Fiat?


Ancora su Fiat e Marchionne, per andare oltre. Può lasciarci indifferenti il comunicato Fiat riguardo i 19 licenziati di cui la magistratura ha imposto il rientro? Nel comunicato,poi ritirato ed emendato, praticamente si chiede esplicitamente a chi lavora in Fiat di condividerne progetti e anima. Non basta, no, far bene il proprio lavoro. Bisogna proprio amare l'azienda. Non so, ma credo che neanche ai tempi di Valletta si avrebbe avuto il coraggio di tali affermazioni. Mi è venuto di pensare alla mia personale esperienza di operatore nel sistema della formazione professionale. Mi è capitato molte volte - anche in pubblici convegni - di criticare aspramente i presupposti, gli obiettivi e i metodi del sistema e del centro in cui lavoravo. Ciò non mi ha mai impedito di svolgere con impegno il mio lavoro. Al più la critica era per me il presupposto per suggerire nuovi metodi e obiettivi, in parte realizzati nel mio centro e per i quali sono stato addirittura promosso. Con Marchionne sarei stato licenziato? Naturalmente se la Fiat fosse una cooperativa, se i lavoratori ne fossero soci e fossero chiamati a determinarne le scelte, beh, avrebbe qualche senso quel comunicato (emesso eventualmente dall'assemblea dei soci). La Fiat è degli Agnelli, degli azionisti e di Marchionne o dei lavoratori e degli italiani che ne hanno permesso l'esistenza e la redditività? Noi sentiamo - vero? - che c'è una verità e una proprietà giuridica, contrapposta a una verità e ad una proprietà percepita. Il comunicato Fiat (ritirato) mette i piedi nel piatto di tale contraddizione.

giovedì 1 novembre 2012

Fiat e licenziamenti: la verità di Alba Parietti


La Corte di Assisi di Roma ha imposto il reintegro dei 19 lavoratori di Pomigliano, rei per la Fiat di militare nella Fiom. Ovviamente la Fiat non si è espressa proprio così. Contabilmente è vero che se i 19 si aggiungono ai 2100 (o qualcosa di simile) che rappresentano l'organico necessario secondo l'azienda, altri 19 dovranno uscire. L'azienda non può sopportare un sovraccarico di forza lavoro pari circa all'1%. In altri tempi e in altri climi un esubero così risibile sarebbe stato gestito diversamente. Dolcemente, con rallentamento del turn over, ad esempio. Ma oggi l'esigenza di Marchionne è diversa. Lui vuole che la violenza sia visibile. Sia chiaro che ogniqualvolta vincerete, ogniqualvolta la magistratura vi darà ragione, scatenerò un inferno tale che non vorrete più vincere. Sindacato contro sindacato, lavoratori entranti contro lavoratori uscenti. E allora, si può aprire il dibattito che si vuole: sul diritto, sulle politiche industriali, sulla Fiom estremista o sulla Cisl collaborazionista. Però, io, più attento alla verità delle emozioni, e un po' superficiale (programmaticamente superficiale) sui numeri e le norme, la verità l'ho sentita oggi da una persona che ritengo sottovalutata. Una persona che non mi ha mai attirato né come donna di spettacolo né come donna avvenente: Alba Parietti. Con la passione che le è propria quando affronta le dimensioni del sociale e del politico, oggi, nella composta trasmissione di Cristina Parodi, gridava: "E' come la decimazione praticata dai nazisti!". E se ne infischiava dei distinguo di Cecchi Paone, suo interlocutore. Perché i distinguo si fanno dopo. Prima si sceglie con chi stare.