venerdì 30 maggio 2014

Proprio 90 anni fa: ultimo discorso di Matteotti alla Camera


90 anni fa l'ultimo discorso alla Camera di Giacomo Matteotti, quello che lo condusse alla morte, 10 giorni dopo. Mi piacerebbe sapere che nelle scuole d'Italia quel discorso venga letto e meditato. Le parole di Matteotti che denuncia i brogli e le violenze che, insieme alla legge Acerbo iper-maggioritaria, hanno consegnato la maggioranza assoluta al fascismo. Le interruzioni dei fascisti. La loro arroganza incredibile. A Matteotti che descrive la fuga degli antifascisti intimiditi i fascisti replicano: "Perché avete paura. Perché scappate". La politica ridotta ad esercizio di coraggio fisico. E Turati, fra i pochi a fiancheggiare in aula Matteotti: "Sì avevamo paura come quando in Sila c'erano i briganti". Poi la viltà del Presidente della Camera che invita il leader socialista a parlare "prudentemente" con Matteotti, consegnato al sacrificio che replica: "Io parlo parlamentarmente". Non si ripeterà? Si è ripetuto più volte e continua a ripetersi. Non l'intero copione ma un pezzo qui, un pezzo là, con l'aggiunta di nuove invenzioni. L'altro giorno quasi metà del corpo elettorale non ha votato. Sono portato a credere che tutti voterebbero se esistesse un forte curriculum educativo nazionale. Se, anche con l'esempio di Matteotti, si proponessero esempi di coraggio civile. Modalità di coraggio alternative all'audacia di "Jerri a' carogna", dei giovani che fanno a gara a chi beve di più, a chi picchia il primo passante, a chi brucia il primo clochard, a chi corre nella notte superando il semaforo rosso. . http://www.memoteca.it/upload/dl/E-Book/discorso_di_matteotti.pdf www.memoteca.it memoteca.it

Elena Boschi: la politica è di tutti


Sentita ieri sera ad Otto e mezzo la titolare dell'impegnativo Ministero delle riforme, Elena Boschi. Beh, ammetto, con un sospiro di sollievo. Meglio del previsto, meglio del temuto. Qualcuno impara in fretta. Sicurezza, agenda politica assimilata, zero arroganza. Niente "professoroni". Ok. In spirito di "obiettività" mi azzardo a dire che nel disastro dell'epoca berlusconiana almeno questo dobbiamo all'ex cavaliere: la scoperta che il primo che passa (o la prima, soprattutto la prima per Berlusconi) può fare politica (può...) e magari fare il ministro. Con qualche incidente di percorso, d'accordo. Vedi Minetti. Uno spiraglio verso la fine della politica per professione, verso la politica come dimensione di ogni uomo e donna e servizio a tempo. Berlusconi leninista: "La cuoca governerà lo Stato". Così, perché mi piace ricordare che perle possono nascondersi anche nell'immondizia.

mercoledì 14 maggio 2014

Quanto vale un minatore?


260 morti nella miniera a Manisa, in Turchia. Per ora 260 e centinaia intrappolati a respirare ossido di zinco. Sarà perché sono un po' claustrofobico, ma davvero non riesco ad immaginare una morte peggiore. E non posso fare a meno di chiedermi quale costo avrebbe avuto evitare quella tragedia. Insopportabile? Se sì e se davvero non si poteva fare a meno di estrarre quel maledetto materiale che non so cosa sia ma che serve forse anche a me e che consente ai proprietari della miniera di mangiare aragoste, se serve il prodotto di quel lavoro maledetto, quale retribuzione sarebbe giusta per i minatori di quella miniera? Quella di mercato? Pare di sì: la misera retribuzione che il mercato assegna a quel lavoro conteso da troppi. Oppure no. Si cambia registro. E si decide a livello planetario (si dice: globale) che quel lavoro è retribuito assai più di quello - per dire -dei dirigenti dello Expo, ma anche del divo Marchionne. Io ho voglia di cambiare registro. Chi altri?

domenica 11 maggio 2014

Padrona/e del proprio corpo, padrona/e di sè?


L'autrice del blog* contesta il presunto moralismo delle femministe. Stessi argomenti sentiti ad Otto e mezzo, lo scorso 8 maggio*, dall'autrice di "Siamo tutti puttane", Annalisa Chirico, forse la stessa persona del blog, a giudicare dagli argomenti, contro Lorella Zanardo, candidata Tsipras e autrice del "Corpo delle donne". Per l'autrice di "Siamo tutti puttane" (bel titolo), le femministe moraliste sarebbero diventate, ispirate dall'antiberlusconismo militante, vestali della purezza femminile e nemiche della libertà delle donne. Le donne (e le ragazze) debbono essere libere di esibirsi nella vita e in TV e debbono essere libere di vendere il proprio corpo. La libera negoziazione del corpo non è cosa diversa dal darsi degli uomini in scambi normalmente di altro genere. Ingiusta cioè l'irrisione delle olgettine e quella di Nicole Minetti: giusto servirsi delle proprie risorse - corpo compreso - per la propria affermazione. Beh, non ho difficoltà a dirmi d'accordo con tali tesi di orientamento liberal-radicale. Tranne che su un nodo cruciale. Concordo che non si debba proibire di vendere quello che si ha. Soprattutto se non si offre alternativa alcuna alla candidata alla prostituzione. Che, in linea di principio - è possibile eserciti il proprio lavoro con passione ed entusiasmo e senza avvertire costrizione alcuna. Il punto è nel concetto di "libertà". E' ragionevole ritenere che molte delle prostitute, delle olgettine, delle veline preferirebbero esercitare il mestiere di infermiera o di insegnante, se potessero. E quasi tutte o tutte preferirebbero la professione di manager (ben retribuita) piuttosto che aspirare ad un invito ad Arcore o negoziare uno spazio sui marciapiedi. "Libertà di" quindi ma possibilmente "libertà da" (dal bisogno, dall'ignoranza), come si diceva una volta a sinistra. Le parole si logorano e portano via concetti che dovremmo recuperare. http://abbattoimuri.wordpress.com/2014/04/02/il-sesso-sporco-delle-... http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/otto-e-mezzo-09-05-2014-13...

martedì 6 maggio 2014

Locke: la felicità del dovere


Locke, di Steven Knight, è un film autenticamente drammatico, se il dramma è scontro di protagonisti e di ragioni che non possono comporsi. Locke è un tecnico affermato e affidabile che opera nel settore edile. L'indomani lo aspetta l'opera più impegnativa della sua carriera: la gestione della più grande colata di cemento di sempre per un grattacielo, il più alto di sempre. E quella sera lo aspetta la sua famiglia normale: una moglie innamorata e che ama e due figli che condividono le sue passioni sportive. Ma lui all'uscita dal lavoro quella sera si avvia verso Londra. Perché lo aspetta una donna che sta per dare al mondo suo figlio, un figlio concepito in una serata di alcol. Locke sceglie quindi la cosa che può sconvolgergli la vita, quella familiare e quella lavorativa. Nella lunga corsa solitaria in auto, con le protesi che lo collegano alla sua vita e alle contraddizioni da comporre, cercherà di salvare tutto: famiglia, lavoro, dovere. Il dovere che ha due forme. La prima: non lasciare sola una donna praticamente sconosciuta ed accogliere la vita di cui è responsabile. La seconda: realizzare, per quanto a distanza, guidando questo e persuadendo quell'altro, la perfezione del suo capolavoro, la immane colata di cemento. Locke perde famiglia e lavoro. Perché la moglie non lo perdona e non lo perdona neanche la sua azienda. Conquista solo i suoi capolavori: la colata di cemento e la responsabilità verso gli altri. Non sapremo mai se così ha conquistato la felicità possibile.