Quel
che è successo a Torino ha più cause. Della prima – la sindrome
di panico – si è detto. Poichè quasi tutti i feriti (oltre 1500)
sono state vittime dei cocci di vetro delle birre bevute per
socializzare in piazza, si cercano ora i responsabili della mancata
vigilanza. Prendo la parola solo perché ho in mente un altro
colpevole. Si può chiamare “lassismo”oppure “cattivismo”
oppure buonismo”, o meglio la futile alternativa fra “cattivismo”
e “buonismo” . Comunque si chiami è il contrario della buona
integrazione la quale è rigore ed accoglienza cioè integrazione
cioè dare ad ognuno un posto al mondo. Ed è figlia della negletta
ragione. Il senso comune suggerisce che gli abusivi che “spacciano”
bottiglie di birra non ci costino nulla. Nessuno ha osato metterci le
mani in tasca (giusta la vulgata antitasse di moda da un quarto di
secolo) per dar loro un posto nel mondo. .Destra e sinistra infatti
si dividono solo fra il respingerli dal centro storico o il lasciarli
fare. Non è all'ordine del giorno l'unica risposta giusta: offrire
un lavoro che li renda protagonisti di uno scambio equo fra lavoro
vero e reddito. Un lavoro che liberi lavavetri, venditori di rose e
di bottiglie di vetro dal bisogno di violare le regole. Eppure – a
differenza di quanto ritiene il malsano senso comune – il lavoro
disponibile è sterminato come sono sterminati i bisogni umani. Altro
che “lavorare meno-lavorare tutti”, altro che “prima gli
italiani o i padani o i milanesi”. Altro che le sciocchezzuole che
intossicano le menti nel triste esordio del millennio.
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