Ieri nodo in gola e lacrime in studio durante “Ci vediamo su Raitre”, il programma di Delogu e Massini, che prova a consolare gli amanti del teatro in astinenza e trova forse altri da iniziare.
Le lacrime – del poco pubblico presente e della stessa conduttrice - durante la parte più emozionante della performance di Davide Enia da “Abissi”. Enia narrava di un soccorritore di migranti- naufraghi: ogni soccorso diverso dall’altro per caratteristiche di barche, gommoni, condizioni di chi chiede salvezza. L’emozione che toglie il respiro quando dice di quella volta con la barca rovesciata e gente- uomini, donne, bambini – che annaspava fra le onde. Il soccorritore che deve decidere ciò che mai si vorrebbe decidere: chi salvare prima fra quelli che scorge. Privilegiare uno dei due più vicini o saltarli per correre a bracciate verso una donna con una bambina, più lontane e più inermi. Saltare quegli uomini senza avere certezza di poterli salvare dopo. Non sappiamo cosa scelse. Sappiamo che dovette scegliere. Ed è il dramma di quella decisione a produrre l’intollerabile empatia. C’è chi dice che l’uomo ambisce al potere di disporre di altri uomini. Qualche uomo sì. Non tutti e non in ogni circostanza. Capita invece di essere atterriti dal potere di scegliere, dalla responsabilità di salvare. In genere non sappiamo come finiscono quei tragici dilemmi. I protagonisti non ne parlano, fingono che non sia successo, sfumano. Infatti non sappiamo se sia successo e, se sì, quante volte ai nostri medici di scegliere quando scarseggiavano i respiratori: scegliere chi sta peggio o chi ha più speranza di sopravvivere. Poi, in taluni casi, sceglie il “sistema” che dà il migliore ospedale ed il migliore medico a chi può pagarli oppure al grande leader. Ma tutta la vita è segnata da casi meno eclatanti, in cui magari non è in discussione la vita, che costringono a scegliere e soffrire una scelta. I governanti, avendo il potere di scegliere pro e contro i grandi numeri delle masse, hanno il vantaggio rispetto al soccorritore o all’ipotetico medico di non uccidere (o salvare) direttamente nessuno. Non sono a distanza di poche bracciate da nessuno, non sono fissati da occhi di uomini annaspanti. Però sanno che se scelgono di aprire in epoca covid danno consolazione ad esercenti ed a consumatori a milioni. Parte di quella gioia è restituita ai decisori, in forma di consenso e nuovo potere. Sanno anche però che il prezzo sarà di x morti. Dieci, cento, mille, diecimila, chissà. Oppure decidono di chiudere, salvando vite dall’epidemia e ferendo milioni di vite, e magari producendo per imperscrutabili vie qualche vittima del disastro economico. Hanno comunque il privilegio di decidere senza guardare negli occhi le inevitabili vittime. A differenza del soccorritore che ieri ci ha spezzato il cuore.
Nessun commento:
Posta un commento