Non risolvo il mio problema cognitivo riguardo la morte. Benché sappia che non è un problema, che non c'è nulla da dire, soprattutto per chi - io fra questi - non crede in alcuno aldilà. Eppure la morte mi sbalordisce. Sicché oggi non smetto di pensare al vicino di casa, all'amico Giuseppe, "scomparso", come si dice. Era troppo vivo quando l'ho visto giorni fa, giovane settantenne in bici, troppo vivo per essere ora morto, mi dico. Ed è come se non riuscissi a credere che lui non sappia di essere vissuto. Egualmente (o di più) non riesco a credere che io smetterò di esistere e nulla saprò di quello che diranno di me, che insomma sarò assente alla mia morte. "Non crediamo in ciò che sappiamo" dice il filosofo Slavoj Zizek. Deve essere così. Poi penso con sbalordimento ai conflitti dei morituri. Come ci salta in mente di farci guerra? Di ingiuriarci. Di corrompere, imbrogliare per una seconda casa o per godere un piatto di ostriche? Boh, pensieri inutili o insensati.
domenica 18 aprile 2021
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