Monica Maggioni, prima che diventasse presidente della Rai, sosteneva la futilità del discorso sulla obiettività dell'informazione. Non già perché chi informa sia in malafede e fazioso; può esserlo ma è un dettaglio. Quanto piuttosto per l'insopprimibile parzialità ed orientamento di qualsiasi punto di vista pur in buona fede. Sono assolutamente d'accordo. Senza per questo sposare i punti di vista culturali e politici del nuovo presidente Rai. Ci torno perché una qualche conseguenza si deve trarre da quell'assunto, se condiviso. Fino ad oggi la TV pubblica si è mossa su due crinali poco compatibili. Il primo è quello del cosiddetto equilbrio. Ovvero del cerchiobottismo. Il secondo è quello della lottizzazione, con canali e/o divisi fra le parti in conflitto. Nel cerchiobottismo, per capire, è maestro Mentana, al di là del fatto che diriga un telegiornale privato. Il cerchiobottismo impone che se si dice di un attentato "islamista" contro israeliani, non si dimentichi di aggiungere, in dose variabile, di qualche ragione degli islamici o torto di Israele. Lo stesso ovviamente (al contrario) se un folle israelita massacra un famiglia palestinese. Egualmente, se si parla di indagati o condannati di area Pdl, il cerchiobottismo impone di precisare che forse c'è anche un indagato PD o della sinistra e che, se non c'è, c'è stato.
Sia il cerchiobottismo che la lottizzazione pretendono un organo di garanzia che col suo pluralismo garantisca "equilibrio" e/o lottizzazione, in diversi equilibri possibili: un Consiglio di Amministrazione di nomina parlamentare, ad esempio. Il punto è che un pluralistico Consiglio si farà garante di equilibrio squilibrato a vantaggio del più forte, normalmente rappresentato dal direttore generale. La commistione di equilibrio e lottizzazione in ogni modo non faciliterà mai punti di vista netti, ma solo luoghi comuni e prudenza: insomma il contrario della spontaneità e della ricerca autonoma della verità.
La mia conclusione è che solo una lottizzazione piena e compiuta è coerente col pluralismo e con la ricerca della verità. Giacché si può dubitare dove sia la verità, ma è indubbio che essa non è il "centro" fra punti di vista opposti. Aspetto allora che l'etere e la TV pubblica siano spartiti fra le forze politiche in campo con criteri di rappresentanza e di parzialità. Con metodo esplicito. Più esplicito rispetto all'epoca in cui il primo canale veniva assegnato alla DC, il secondo al PSI ed il terzo al Pci. Senza quell'obbligo di fingere o di rispondere a un presidente o un direttore generale che produce appannamenti delle verità contrapposte. Resterebbero problemi naturalmente. A partire da quello della TV privata. E non solo. Magari ne parliamo.
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