Continuo a condividere il percorso mentale di Eugenio Scalfari. Fino ad un certo punto giacché egli, col suo "progressismo democratico" si ferma alle porte del socialismo. Che invece io penso di debbano per forza valicare. Guardo con attenzione al suo incontro di laico con papa Francesco. Mi lascia pensare e un po' mi frena nelle mie tentazioni di ateismo militante. Perché mostra che la religione non è sempre forza di conservazione, come spesso mi piace pensare, cercando, come tutti, semplificazioni interpretative. Mi sembra che Scalfari abbia ragione:oggi Francesco è l'unico leader possibile per la sinistra. Lo dico a modo mio. E' un fatto che la sinistra è divisa e distratta fra conservatorismi e nazionalismi vari. In cui spesso diventa indistinguibile dagli umori della destra radicale. La difesa della sovranità che diventa difesa nazionale non solo rispetto ai poteri occulti di troika e finanza. Ma proprio difesa dell'esistente, di status quo (anche nella forma della "difesa dei diritti"), di frontiere ed egoismi. Scalfari contesta il conservatorismo pigro, a suo modo, denunciando l'inevitabilità dell'osmosi della globalizzazione che impoverirà relativamente alcuni per emancipare altri. Francesco lo fa in altro modo. Semplicemente azzerando distinzioni fatue fra richiedenti asilo politico e fuggiaschi economici, nella univoca categoria dei "migranti". Francesco non parla altrettanto di ciò che può dividerlo dalla sinistra. Solo un cenno ogni tanto per far capire che non sarà per sempre il rifiuto della Chiesa verso conquiste della modernità. I gay ad esempio. Non dirà sì al matrimonio gay ma ha detto: "chi sono io per giudicare?". Ci si può accontentare. Oggi mi pare di capire che un leader è tale se seleziona drasticamente le priorità. Come fece Mandela - mi pare - privilegiando e realizzando il miracolo della conciliazione nazionale. Sicché Francesco non può sbiadire l'urgenza del progetto di accoglienza, disperdendolo in mezzo a cosucce marginali. Oggi l'accoglienza dei migranti è il prius assoluto nella lotta per la giustizia. Che viene assai prima dei riformismi entro i confini nazionali. Perché - come dice bene Scalfari - vangelo e sinistra hanno la stessa non equivoca ispirazione: "Ama il tuo prossimo come te stesso". L'imminente viaggio di Francesco a Cuba e poi negli Usa (Congresso) e Onu lascia sperare.
P.S. Scalfari replica opportunamente anche a Mieli e Panebianco, difendendo le acquisizioni realizzate dalla sinistra (anche e soprattutto dall'opposizione). E chiarendo che "innovazione" e "cambiamento" non sono sinonimi. Traduco: oggi abbiamo molte pulsioni al cambiamento che non innova un bel nulla. Riferimento implicito al nostro "leader"? Direi di sì.
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