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The Dinner: di chi sono i nostri figli
Invece
(a differenza di Get out che è piaciuto a tutti tranne che a me) mi
è piaciuto è mi ha preso The dinner. E' il terzo film tratto dal
romanzo Het Diner di Herman Koch (2009). scritto e diretto
da Oren
Moverman,
con protagonisti Richard
Gere, Laura
Linney, Steve
Coogan e Rebecca Hall. Il secondo è stato “I nostri ragazzi” che l'amica
Paola Bernardi ci aveva invitato a vedere e che ora mi incuriosisce
di più per un confronto. Le trasposizioni cinematografiche
suggeriscono che il tema inquieta le nostre coscienze. Al centro
della cena lussuosa offerta dal politico in rapida carriera (Gere)
c'è un “incidente” che rischia di distruggere la vita dei
quattro commensali e degli adolescenti coinvolti. Gli altri sono il
fratello mentalmente labile di Gere (Steve Coogan, bravissimo, anzi
il più bravo) e le mogli dei due uomini. In quanto padri e in quanto
madri, ma anche in quanto mogli e mariti. Credo che l tema inquieti
perché sappiamo bene che i nostri figli non sono più figli nostri
in questo malato esordio del ventunesimo secolo. Non c'è attenzione
e intenzione educativa che possa rassicurarci. E non basterebbe
neanche quella alleanza educativa fra famiglia e scuola spesso
auspicata, ma sempre più fragile. Perché – credo – i nostri
figli sono figli soprattutto di questi tempi,.di esempi mancati, di
prospettive incerte, di assenza di merito, di maestri incontrati in
rete. Figli del Caso. La cronaca ci ripropone di frequente l'emergere
di questi alieni, bulli o assassini. E quasi mai troviamo
spiegazione. Al più ci consoliamo ricordando giovani di un altro
pianeta: come Valeria Solesin e Giulio Regeni. La mia opinione franca
e minoritaria è che l'istituzione famiglia non sia solo malata,
bensì moribonda. In quale senso amiamo questi nostri figli?
Normalmente nel senso dei tifosi che non vogliono che ognuno abbia il
suo; vogliono la propria squadra vincente comunque. Vogliamo che il
giocatore falloso, se della nostra squadra, la faccia franca. La
domanda è se questo serva al giocatore falloso e ai nostri figli. E'
la domanda che diventa centrale durante la cena. E' spiazzante che a
porla sia l'antipatico politico, antipatico come i politici oggi.
Spiazzante perché solo lui per un attimo ha chiaro che per il bene
dei figli, i figli non debbano essere “protetti”, ma debbano
pagare. Per un attimo. Poi la vita con la sua complessità e il
groviglio delle convenienze personali ha il sopravvento. Purtroppo.
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