Lo scelgo contro quelli che oggi scelgono Craxi. Fra questi il sindaco di Bergamo, Gori, figura eminente del PD. In una intervista di ieri dice: "Berlinguer era l'uomo dell'austerity, il segretario che per superare la crisi proponeva di ridurre i consumi. Ma ci rendiamo conto? Ridurre i consumi!". A parte tutto il resto, dapprima io resto sbalordito per lo sgomento evidente di Gori. Ma poi me ne faccio una ragione. In effetti l'austerità nel dibattito politico e nel senso comune è diventato una parolaccia. Ed il senso comune della cattiva economia ha attecchito a destra e a sinistra. Dopo Craxi il governo Berlusconi nella "pubblicità istituzionale" - ricordate?- invadeva gli schermi con uomini e donne pieni di pacchi che ricevevano un grazie caloroso perché così aiutavano l'economia a crescere". Ed anche a sinistra ho sentito più volte predicare salari più alti, non già perché giusti, non già perché doverosi per i lavoratori, bensì perché utili per l'economia. Sì, un po' tutti contro l'austerità, un po' tutti per i consumi che farebbero crescere il lavoro, un po' tutti per il cemento, un po' tutti per l'Ilva (con un pochino di veleni in meno), un po' tutti per la crescita del debito pubblico (purché chiamato "flessibilità" e sovranità nazionale). Con un surplus di ipocrisia nella sinistra che rinnega l'austerità di Berlinguer e però fai i complimenti a Greta. No, l'austerità di Berlinguer non voleva affamare i lavoratori. Voleva far dimagrire gli obesi con le seconde case e le seconde barche. Senza escludere che anche i lavoratori si liberassero del loro consumismo, quello delle trasferte con la squadra del cuore, del gratta e vinci, dei pasti untuosi di Mc Donald. Il No al consumismo significava investire in ciò che non inquina: in cultura, bellezza, amore, pace. Senza rinunciare ad un panino al prosciutto. Io resto con Berlinguer.
domenica 19 gennaio 2020
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