All’inizio erano due estetiche, opposte e insieme alleate per stringere il paese in una tenaglia. Quella berlusconiana dell’avvenenza e della gioventù con le ragazze in tubino nero, “anche laureate con il massimo dei voti” (Carfagna, Pascale, Minetti, etc., etc.). Opposta, alleata e concorrente era quella popolare di Bossi, maschio, sudato in canottiera.
Poi la crisi del berlusconismo e l’archiviazione della Minetti , del tubino nero e delle “feste eleganti “. Il Pdl, per le divisioni interne e nel tentativo di appeasement con l’opposizione, mette la sordina anche al proprio linguaggio e mezza museruola al ghigno di Cicchitto e della sua versione femminile, l’acidissima Santanché.
La Lega invece, stretta fra la necessità di dividere le proprie responsabilità da quelle di Berlusconi e la paura di nuove elezioni, non riesce a trovare la “quadra”. Balbetta qualcosa. Sentito fallito il federalismo ri-minaccia la secessione. Alla fine sceglie l’estetica e abbandona la politica.
Sceglie l’estetica della comunicazione, verbale e non verbale. Credo sia un Iapsus di Bossi il suo inveire contro i 102 anni della Montalcini, obiettivamente più giovane e in salute di lui. Oppure conta sulla pietas e la buona creanza da prima Repubblica dell’opposizione dalla quale anch’io fatico a dissociarmi.
Poi nella Lega si dividono i compiti. A Bossi l’estetica della comunicazione non verbale. A Calderoli e altri quella verbale. Nella palese carenza di fantasia, il capo rispolvera la canottiera “popolana” esibita per un giorno intero, in mezzo agli amici “borghesi”, evidentemente posando come una modella in quegli abiti che non si portano mai. Può bastare questo ai padani delusi?
A Montezemolo che si candida alla politica, minacciando i voti residui della Lega, l’elegante ministro della Repubblica, Roberto Calderoli, rivolge un raffinato discorso politico: “Finalmente sono arrivati i Montezemolo, quelle scoreggie d'umanità che non hanno mai lavorato in vita loro.”
Gli ultimi esempi in questa odorosa settimana politica (?) sono più spregiudicati. Intenzionalmente (ma non ne sono sicuro), si fa sfoggio di confusione fra arbitrio e governo. Ma forse davvero i leghisti non distinguono le due cose.
Il senatore della Repubblica, tale leghista Piergiorgio Stiffoni, così “avverte” Famiglia Cristiana che ha osato criticare il governo: “Un'altra volta che il giornale dei Paolini rigioca sporco, allora penseremo sul serio a tassare i patrimoni, in primis quelli ecclesiastici così il giorno dopo la redazione di Famiglia Cristiana deve portare scrivanie e computer in mezzo alla strada”. L’opposizione che, a ragione o a torto, ha una pessima opinione dell’intelligenza degli italiani, non osa replicare all’intimidazione “mafiosa”.
Né replica, mi pare, all’incredibile ministro Calderoli quando, contro i giocatori che osano discutere di contratto e di contributo di solidarietà agita lo spettro di un emendamento che raddoppi per gli amati/odiati professionisti del pallone il contributo discusso. Come i gangster dei filmetti che minacciano di cavare il secondo occhio. Qualcuno, sommessamente rimpiange Pomicino. Ma forse sta per tornare la politica. E una nuova estetica.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento