E’ possibile che io stia diventando buono? Indulgente? Pietoso?
E’ possibile che i miei concittadini esorcizzino l’impotenza contro la paura incombente, scagliandosi contro il primo che passa, vivo o morto che sia?
Senza andare troppo lontano nell’ultimo mese il più facile bersaglio è stato il comandante del Concordia, Francesco Schettino: incapace e codardo. Noi abbiamo trovato per fortuna l’esempio positivo nella grinta del comandante della capitaneria del Giglio, Gregorio De Falco.. Con lui abbiamo gridato a Schettino: “Cazzo, salga sulla nave!” .
Solo dopo qualche giorno dall’incidente tragico e colpevole e dal diluvio di contumelie, mi capita finalmente di sentire diagnosi e implicite proposte di prevenzione da parte del sociologo Domenico Masi e dal giornalista Federico Rampini in una intervista della Gruber. Il primo punta l’indice contro l’assenza manifesta in Italia della cultura delle scienze dell’organizzazione. Tutti sappiamo di Einstein, nessuno di Taylor o Ford che ci avrebbero insegnato a prevenire il disastro., il secondo oppone alla prassi italiana del solitario capro espiatorio la prassi statunitense per cui chi ha nominato il colpevole è colpevole lui stesso e tenuto alle dimissioni. Insomma il povero Schettino non avrebbe mai dovuto essere chiamato a un ruolo di comando e comunque avrebbero dovuto essere previste procedure per rimediare all’impazzimento di un comandante. A disastro compiuto, molte teste dovrebbero cadere. Non sono analisi e diagnosi appassionanti, mi rendo conto, nulla di confrontabile alla goduria che ci offre la registrazione della viltà di un comandante. Sono solo analisi e diagnosi utili e corrette.
Poi, giorni fa – udite, udite! – il viceministro del lavoro, tale Michel Martone, si permette di chiamare “sfigati” i giovani italiani che si laureano dopo i 28 anni. Martone è uno facilmente antipatico per almeno un paio di ragioni:
A. E’ un figlio di famiglia con un padre che gli ha reso agevole una carriera fulminea, dottorato, ricercatore e poi titolare di cattedra universitaria a 33 anni. Quindi consulente ben retribuito nel precedente governo. Infine viceministro. Diciamo che non ho le prove, ma ho la certezza interiore che Martone sia un raccomandato.
B. Martone ha il ghigno del saputello, di quello che ha imparato una lezioncina e la ripete compiaciuto dall’alto della cattedra.
Grazie ancora alla Gruber, seguo l’intervista all’antipatico Martone. E purtroppo anche il bravo Vittorio Zucconi, da New York, infierisce contro il malcapitato. “Per essere equilibrati, dice Zucconi, se Martone ha potuto pronunciare quelle parole infelici, possiamo dirgli che ha detto una cazzata”. E’ facile sparare a zero sul poveretto caduto sul tappeto, no? Non è da meno l’adorabile Luciana Littizzetto che preferisce “minchiata” a cazzata, venendo in soccorso di una causa già vinta.
Io per la verità pensavo che “sfigato” significasse solo sfortunato, ma anche le mie figlie consultate, benché tutte laureate nei tempi giusti e brillantemente, solidarizzano con gli sfigati e sono incavolate col viceministro. “Sfigati” mi spiegano non significa semplicemente sfortunati. Ha una valenza negativa.
Così capisco che è del tutto irrilevante che Martone abbia potuto dire cose ragionevoli: che le imprese non guardano con favore chi impiega 10 anni a conseguire una laurea, soprattutto se non sa spiegare il perché (la condizione di studente lavoratore, ad esempio) o che è preferibile essere un brillante artigiano piuttosto che un laureato che si arrangia nei call center. Cose ragionevoli, anche se io stesso colgo in Martone sfumature classiste che i suoi detrattori non colgono o non esplicitano. Voglio dire che sono pressoché certo che anche il viceministro sarebbe quanto meno profondamente deluso se suo figlio un giorno gli annunciasse di voler fare l’idraulico. Sotto i discorsi ragionevoli persiste il vecchio classismo: l’università per i miei figli, per i tuoi l’officina che è così gratificante. Ma questo non c‘entra col merito della questione che è invece: gli antipatici hanno comunque torto. Così siamo costretti a rifiutare anche le buone pietanze proposte dallo chief che non ha saputo salutarci a dovere. Il compianto Padoa Schioppa che osava più di Martone nel linguaggio, osò dire che le tasse sono belle. Poi chiamò “bamboccioni” i ragazzi che si attardano nelle pareti domestiche. “Bamboccioni” non mi sembra più lieve di “sfigati”. Ma Padoa Schioppa non dovette scusarsi. Lui non aveva fama di raccomandato nel paese in cui l’usciere raccomandato è inflessibile contro il professore raccomandato. Nel paese in cui chi vale 100 deve raccomandarsi per avere 50. Nel paese in cui è stata abrogata la tassa di successione e i mediocri fratelli Elkan ereditano le fortune del brillante nonno.
Oggi, dulcis in fundo, mi capita di leggere su un blog commenti alla scomparsa del presidente Scalfaro e trovo, accanto a legittime critiche al suo passato di magistrato e a sue giovanili gesta da moralista, questi sintetici giudizi ad opera di coraggiosi autori dai fantasiosi nickname:
Wheel: uno in meno che percepisce i nostri soldi!
Kiko: uno stronzo con 3 autoblu in meno per gli italiani
Xxx: una pensione di senatore in meno
L’Italia frantumata degli impavidi, spietati critici di Schettino, come di Martone, come di Scalfaro non sa, non può, non vuole trovare progetti unificanti. L’Italia dei forconi vuole menare le mani col primo che passa. Si accontenterà di 15 centesimi di sconto sul carburante, del salvataggio di una industria decotta. Raccoglie con lo scolapasta i marosi della globalizzazione, boicottando le calze dell’Omsa delocalizzante. Non è capace di dire cose discutibili ma radicali. Potrebbe dire e pretendere, salendo compatta sui tetti o attendandosi presso i luoghi delle decisioni politiche:
Galera a chi usi il proprio ruolo per uso personale (raccomandazioni e illeciti lucri) .
Galera agli evasori
Disincentivazione delle merci troppo viaggianti e inquinanti
Blocco delle merci provenienti da paesi e fabbriche che violino i diritti umani
Elevata tassa di successione fino eventualmente all’esproprio
Prestito d’onore generalizzato per lo studio, per fare impresa, per fare casa
Subito il salario minimo sociale.
Ma quell’Italia non è interessata ad un nuovo senso comune. Ha paura di affermare principi per cui dovrebbe pagare un prezzo. E’ felice di potersi sfogare contro Schettino, Martone e i morti. Poi va a nanna.
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