Lei è una fra i molti che chiede elemosina sul trenino. Di quelli che non hanno gli 80 euro perché non li spenderebbero per fare ripartire l'economia, l'economia che non riguarda lei e neanche le persone perché l'economia riguarda solo l'economia. Che poi l'economia degli economisti non riparta è un dettaglio. Ma - dicevo - lei è anziana e di lingua spagnola. Non finge di suonare né di lavare vetri. Semplicemente chiede una moneta. In cambio una parola: "cioccolato" se si rivolge a una bruna o una nera, "bionde", o qualcosa di simile, se si rivolge a una bionda. Davanti a me un uomo e due ragazze graziose ed eleganti, nerissime e che parlano italiano assai meglio degli italiani con genitori italiani. Infatti l'uomo davanti a me,inveendo contro la mendicante invadente, si rivolge a loro, come a chiedere solidarietà, perché la bellezza, l'eleganza e l'italiano perfetto le scoloriscono agli occhi del razzista verace. Io grido inutilmente: "Basta".
Accanto a me un americano che si prepara alla rituale visita ad Ostia Antica, urla con veemenza NO alla richiesta di elemosina. Sicché lei replica: "SCEMO" con altrettanta veemenza. Sto con lei e sorrido felice della sua reazione. Poi arriva il controllore. Le intima di scendere ad Acilia. Ma si capisce che gioca una parte. Infatti si allontana. L'americano guarda come un giudice severo del costume italico, immagino. Curioso di vedere se ci azzecca. E certo che sì. Infatti lei non scende alla fermata di Acilia. Lui e l'altro di fronte a lui sbottano, ma lei sorride maliziosa. La realtà è più morbida e complessa delle semplificazioni della politica e dei suoi leader. Mi accorgo che sto con lei, con la mendicante, e sto anche col controllore che gioca la parte. Sto con l'Italia che non trova ordine e giustizia, ma che almeno non pretende di farli a sproposito. Ad Ostia Antica l'americano e lo sciagurato mio connazionale scendono. Così mi godo la felicità della mendicante spagnola.
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