Mi è capitato anche in questi giorni. Leggevo e seguivo in TV le vicende dell'Ilva, quelle di Almaviva e quelle di Omsa. Rischio di migliaia di licenziamento, anzi talvolta migliaia di licenziamenti effettuati.(Almaviva). Per me il diritto effettivo al lavoro è principio sacrosanto, benché sempre violato. Quindi mi sento solidale rispetto alla lotta di chi perde il lavoro e guardo con partecipazione ai cortei di protesta e agli slogan dei manifestanti. Però non riesco a non pensare ad altro. Forse perché amici e persone a me care non hanno lavoro o hanno lavoro precario o hanno perso il lavoro e non hanno alcuna attenzione paragonabile a quella dei lavoratori di Ilva, Almaviva e Omsa, a quelli cioè che hanno almeno un logo che attiri l'attenzione. Non hanno la condivisione e il calore dei compagni di sventura. Loro non fanno notizia. I fiocchi di neve di una valanga non farebbero alcun rumore cadendo uno ad uno. Ogni giorno un Giuseppe, precario in uno studio di architetto, viene licenziato, ogni giorno una Laura, commessa in un panificio, perde il lavoro, ogni giorno un Alfredo dipendente di una fabbrichetta che nessuno conosce smette di lavorare, magari con lo stesso titolare fallito. Ed ogni giorno Luigi, Francesca, Ludovico e Claudia sbattono la testa contro il muro per il concorso andato male, il curriculum ignorato o respinto e cominciano a chiedersi se mai avranno un lavoro e poi una pensione. Nel frattempo mettendo nel cassetto la laurea col massimo dei voti e magari candidandosi nelle affollate selezioni a Palermo per un posto di lustrascarpe, forse maledicendo chi non rivelò che quegli studi faticosi potevano non produrre lavoro alcuno. Nessuno parla di Luigi, Francesca etc. La TV non apre il notiziario con le loro storie individuali e neanche lo chiude. Nemmeno se qualcuno non ce la fa più e decide di farla finita. Sono troppi i licenziati e i senza lavoro e sono troppi anche i suicidi perché facciano notizia. Luigi e Francesca sono parte di quei numeri anonimi: 2milioni di inoccupati in una classe di età, 300 suicidi fra lavoratori e piccoli imprenditori, etc. Numeri senza faccia e senza logo. No, non voglio mettere Luigi e Francesca contro i lavoratori dell'Ilva, di Almaviva e di Omsa. Vorrei metterli insieme invece. Ma non posso farlo da solo. I miei amici di sinistra, se mi leggono, staranno già sorridendo maliziosamente. Qualcuno mi ha già chiesto: “Sei sicuro di stare a sinistra”? Cerco di dirlo come posso. Loro ritengono che vada difeso il lavoro di chi ce l'ha e che andava difeso con l'art. 18 a protezione dei dipendenti delle imprese con più di 15 dipendenti. Anzi la CGIL ha tentato, con lo sfortunata proposta referendaria, di tutelare i lavoratori fino alle imprese con 5 dipendenti. Io penso però che vada difeso e garantito il lavoro di tutti, anche quelli delle imprese con 1 dipendente. Difendere il lavoro e non il posto. Anche con molta flessibilità condivisa. Penso che il diritto ad avere il primo lavoro non venga dopo il diritto di conservare il lavoro che si ha. Penso che si debba e che si possa considerarlo un obiettivo prioritario e realistico. . Si può in vari modi. Fertilizzando il terreno per una sana imprenditoria (semplificazione, legalità) e magari detassando il lavoro. Ma ove questo non basti (e non basta) imponendo quote di inoccupati di lungo periodo (che non hanno diritti minori rispetto agli occupati di lungo periodo) e infine con lo Stato promotore o datore di lavoro di ultima istanza. Lo Stato che assegni terre non coltivate. Lo Stato che organizzi con gli Enti locali un “esercito del lavoro” per gli infiniti bisogni e gli infiniti lavori necessari: bonifiche, tutela del patrimonio ambientale e monumentale, educazione di strada, accoglienza. Non per assistenzialismo (che dicono sia una brutta parola), non per sperperare risorse. Al contrario, per rendere più ricca l'Italia. Ecco il senso del lavoro che la nostra Costituzione chiama “dovere” oltre che “diritto”. Penso che un solo disoccupato sia già uno scandalo. Sono solo a pensarla così. Gli altri a sinistra preferiscono difendere i diritti di chi ha già diritti e spendere vaghe promesse e parole consolatorie per Luigi, Francesca, etc. Io -ammetto – considererò di sinistra solo un governo che chiami tutti gli italiani di buona volontà a cambiare l'Italia in questa direzione: diritto effettivo al lavoro. Insieme ad altro che ora dico solo per titoli: educazione permanente, tutela di salute, bellezza ed ambiente. Mi piace pensare che una tale sinistra possa convincere e governare. Non serve una sinistra che vinca diventando destra.
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