Non credo agli uomini perfetti. Anche ai migliori degli uomini succede di avere pensieri o fare azioni riprovevoli. Facciamo fatica ad accettarlo. Infatti, quando scopriamo il riprovevole nelle persone che ammiriamo, delle due una: o rifiutiamo la scoperta, come fan sfegatati, o escludiamo di colpo la persona dal nostro Pantheon. Ci ho pensato a proposito di Domenico Lucano che ho seguito ieri da Fazio. Dalle intercettazioni che tutti abbiamo letto avevo pensato che probabilmente aveva commesso irregolarità, anche se a fin di bene, forse penalmente perseguibili. Ma soprattutto avevo colto quella sgradevole esibizione di onnipotenza (io posso fare questo e quello), frequente in chi si affaccia al potere.
All'inizio dell'intervista mi ha colpito il suo disagio e la sua timidezza. Quello che ho sentito poi mi ha colpito positivamente, molto positivamente, al di là delle pecche caratteriali precedentemente registrate. Innanzitutto la rivendicazione netta: la Costituzione e l'obbligo di solidarietà vengono prima della legge; anche il nazismo e le sue leggi erano legali e però era giusto disobbedirvi. Lucano non appariva più in disagio. Poi la critica lucidissima al devastante senso comune per cui i migranti toglierebbero lavoro agli italiani (così come - aggiungerei io- si crede che gli anziani al lavoro tolgono il posto ai giovani). L'esperienza di Riace dimostra proprio il contrario. I migranti, attivati nel rivitalizzare un borgo sperduto e spopolato, hanno richiamato nel paese cittadini emigrati altrove. Come lo stesso Lucano per primo. Chi aiuta chi, quindi? Ci si aiuta insieme con la buona politica. Con una sorta di volo pindarico ho messo poi in connessione la conclusione di Lucano con quella di Damiano Cantone, un giovane medico della Ong "Medici con l'Africa", salvatosi miracolosamente nelle schianto in un lago dell'aereo che lo portava nel Sud del Sudan. Salvatosi per l'intervento tempestivo di tre ragazzi sudanesi che lo hanno raggiunto remando come pazzi, per prenderlo prima che l'aereo si inabissasse. La conclusione del medico italiano: "Ero andato per salvare sudanesi e invece sono stato salvato da sudanesi. Sottile è il confine fra quelli che portano aiuto e quelli che sono aiutati". Appunto. Sì.
All'inizio dell'intervista mi ha colpito il suo disagio e la sua timidezza. Quello che ho sentito poi mi ha colpito positivamente, molto positivamente, al di là delle pecche caratteriali precedentemente registrate. Innanzitutto la rivendicazione netta: la Costituzione e l'obbligo di solidarietà vengono prima della legge; anche il nazismo e le sue leggi erano legali e però era giusto disobbedirvi. Lucano non appariva più in disagio. Poi la critica lucidissima al devastante senso comune per cui i migranti toglierebbero lavoro agli italiani (così come - aggiungerei io- si crede che gli anziani al lavoro tolgono il posto ai giovani). L'esperienza di Riace dimostra proprio il contrario. I migranti, attivati nel rivitalizzare un borgo sperduto e spopolato, hanno richiamato nel paese cittadini emigrati altrove. Come lo stesso Lucano per primo. Chi aiuta chi, quindi? Ci si aiuta insieme con la buona politica. Con una sorta di volo pindarico ho messo poi in connessione la conclusione di Lucano con quella di Damiano Cantone, un giovane medico della Ong "Medici con l'Africa", salvatosi miracolosamente nelle schianto in un lago dell'aereo che lo portava nel Sud del Sudan. Salvatosi per l'intervento tempestivo di tre ragazzi sudanesi che lo hanno raggiunto remando come pazzi, per prenderlo prima che l'aereo si inabissasse. La conclusione del medico italiano: "Ero andato per salvare sudanesi e invece sono stato salvato da sudanesi. Sottile è il confine fra quelli che portano aiuto e quelli che sono aiutati". Appunto. Sì.
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