Qualcuno dice che Grillo non vuole vincere a Roma. Così interpreta la dichiarazione di ieri del leader all'uscita del suo hotel romano. "Se vinciamo a Roma ci si devono aspettare pesanti effetti collaterali. Licenziamenti, scioperi e cortei". M5S infatti farà piazza pulita di fannulloni, collusi e malavitosi, spiega (o minaccia) Grillo. E questo non sarà indolore. La minaccia di licenziamenti non porta voti, pensa qualcuno. Quindi Grillo vuole perdere. Penso di no. Penso che l'elettorato che teme i licenziamenti e vuole tenersi ferme le proprie garanzie è già indisponibile per M5S. Sta prevalentemente col PD. O anche con i corpuscoli alla sinistra del PD. Almeno quelli che si sentono sufficientemente solidi da non avvertire come minaccia personale le parole del ministro Madia sui licenziamenti a proposito dei fatti del Comune di S. Remo. Verso M5S si dirigono prevalentemente i non garantiti che, come utenti, pagano i costi delle garanzie altrui e amerebbero provvedimenti esemplari. Personalmente sono più vicino a questi ultimi. Purché non vengano meno le garanzie a protezione dalle prepotenze. E purché il licenziare sia accompagnato dal ricollocare, oltre che da debite protezioni (salario di cittadinanza). Cosa che vale per tutti, dipendenti pubblici e privati. Credo che la minaccia di Grillo, che urla quanto sussurrato da Madia, voglia consolidare e incrementare il consenso fra mondo dei precari e mondo degli utenti. Pagheremo qualcosa nell'eventualità di una vittoria di M5S a Roma o, soprattutto, grazie all'Italicum, nelle future elezioni politiche. Peccato che la sinistra abbia lasciato, con garantismi a sproposito, silenzi e tolleranza imbelle, tanto spazio al grillismo,
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