Un pensiero alle vittime russe dell'aereo schiantatosi nel Sinai. Particolarmente ai 17 bambini. Forse perché sono nonno e forse perché condivido lo sguardo di questa ambigua civiltà che più facilmente si commuove per i piccoli, innocenti per definizione. Poi la paura per il terrorismo e il tentativo di rassicurarci, dicendo:Si tratta solo di un maledetto incidente. Solo. Due ipotesi, entrambe inquietanti invece per la nostra civiltà. Nel caso dell'incidente si pensa a carburante scadente o a manutenzione insufficiente: ad economie necessarie e rischiose per sopravvivere o prosperare nella competizione globale. Non sarà l'ultima volta che se ne pagherà il prezzo. Nel caso dell'episodio terroristico, la stessa o maggiore sensazione di impotenza. L'ascesa vertiginosa delle tecnologie (gas velenosi, missili, nucleare, sistemi di puntamento, etc.) potenzialmente a disposizione di tutti, mentre crescono le malattie dell'anima, varie e imprevedibili. Che prediligono colpire a casaccio. Così nei college americani come nei mercati affollati e nel cielo del Sinai. Nessuno si senta sicuro.
Infine la mia pazzesca convinzione che qualcosa possa essere fatto e che non si farà: la scommessa su un Occidente sobrio, accogliente e dalla pedagogia disarmante e vincente. Impossibile convincere le grandi Corporation, i governi che ne sono l'espressione e il pensiero comune che si fa beffe dei soli realisti che oggi sono i visionari e irride a cose necessarie come "la decrescita felice".
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