Post per me difficile. Racconto un minuscolo pezzo della trasmissione “Di Martedì” per dire troppo. In confronti come quello di ieri fra Elsa Fornero e Maurizio Landini ci si aspetta che il popolo di sinistra stia con Landini. Anche io dovrei stare con Landini. In un certo modo ci sto. Nel senso che penso che Landini sia, per caratteristiche personali, il migliore dei leader possibili per una sinistra radicale. Almeno nell’epoca attuale. Giacché non può essere ad esempio Civati quel leader. E’ troppo dotto, troppo sobrio, troppo “borghese”. Landini invece ha le qualità giuste. Parla semplice e con passione. Anche se – pazienza- non insulta e non dice parolacce. Ed anche se non sappiamo più nulla di quella Coalizione Sociale che aveva fondata, nello spazio presunto fra sindacato e politica. Il problema è che ancora una volta scopro che la sinistra di Landini è una sinistra sindaca- difensiva, poco incline all'ideazione e non sostenibile. In trasmissione si parla di tener conto dei lavori usuranti per la data d’uscita verso la pensione. Si parla di anticipo pensionistico che costerebbe troppo a chi lo chiede. L’ex ministra del governo Monti si giustifica per le ingiustizie palesi contenute nella riforma, a partire dal dramma degli esodati, con l’unico argomento possibile, sebben discutibile: la fretta di far cassa per evitare il disastro. Fin qui tutto bene. Ma poi Landini dice quella cosa che temevo dicesse e che dice spesso il più accanito accusatore di Elsa Fornero: Salvini cioè. Che forse pensano quasi tutti. Più o meno così: “Allontanare l’età pensionabile allontana l’ingresso dei giovani nel lavoro”. Sembra lapalissiano, ma non lo è. Presuppone che il lavoro sia una torta data e che si tratti solo di dividerla per il meglio, secondo giustizia. Quelli che ne hanno già goduto abbastanza, vengano aiutati a farsi da parte per dare posto ai giovani. Sembrano cancellati i costi del pensionamento/inattività di lavoratori maturi ed abili al lavoro. Con gli stessi costi si potrebbero mantenere retribuiti ed inattivi i giovani. Oppure munirli di canna da pesca o computer e metterli al lavoro, rispondendo allo sterminato bisogno di beni e servizi. Introducendo elementi di socialismo, ovviamente. Ma Landini sceglie la via breve, più seducente e comunicabile. E più costosa. Infatti l’ex ministra, fra le più odiate nella storia patria, risponde così alla tesi di Landini: “E’ una tesi che si è mostrata fallimentare”. Vero. Io che non sto né con Landini né con Fornero penso che sia fallimentare: a) costringere all’ozio i giovani, b) costringere all’ozio pensionistico chi vuole, può e sa lavorare, c) costringere al lavoro chi è troppo stanco, d) costringere a scegliere fra un lavoro odiato e la miseria, e) non investire nella buona flessibilità da lavoro ad altro lavoro, da studio a lavoro, da lavoro a studio, etc, nella flessibilità e nella libertà socialista.
mercoledì 21 settembre 2016
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