Non sempre ho voglia e coraggio di contraddire i santuari di quella che si chiama "sinistra". Non può farmi piacere essere attaccato da destra e da sinistra. Più piacevole ricevere like e condivisioni. Però a volte si affaccia il gusto di rischiare. A cosa servirei unendomi al coro degli apologeti del jobs act e della buona scuola o ai suoi numerosissimi antagonisti a sinistra? Rischio allora con l'affermazione più impopolare possibile. Chi più impopolare di Monti? A sinistra come a destra. Ieri Monti ha sostenuto che non serve più flessibilità, ma meno flessibilità e più regole. Aspetto improperi per lui dal vastissimo universo del populismo di destra e di quello sedicente di sinistra. E anche da quello governativo, naturalmente. Perché tutti, attuali o potenziali governanti di domani, in assenza di Politiche (con la maiuscola), hanno bisogno di mani libere nel deficit ("flessibilità" però suona meglio) per regalie a destra e a manca, senza nulla togliere apparentemente a nessuno. Nascondendo la polvere sotto il tappeto. Tanto i posteri (purtroppo) non votano, come diceva Ainis sull'ultimo numero dell'Espresso. Egualmente nessuno oserebbe parlare di aumentare le tasse. Io, benché lontanissimo dal suo classismo, faccio invece l'elogio del "tecnico" Monti e della sua critica alla flessibilità. Come elogiai Padoa Schioppa per il suo provocatorio "le tasse sono belle". Insomma mi piacerebbe un quadro futuro con una sinistra radicale e sostenibile contrapposta ad una destra "repubblicana" e non populista. Ci divideremmo sulle cose serie. Ad esempio sulla progressività delle imposte. Ad esempio sulle politiche per rendere del tutto effettivo il diritto al lavoro e quello all'istruzione. Ad esempio sul valore della difesa del territorio e dell'ambiente. Nessuno più a cianciare di "flessibilità" o a trovare facili capri espiatori in Europa. Nessuno più a nascondere la povertà sotto il tappeto.
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