Ho amici “reali” assai meno numerosi degli amici facebook. Ma li ho. Alcuni, pochi, erano amici solo digitali diventati “reali”. La maggior parte degli amici reali sono nonni , come me, trasferiti a Roma da svariate regioni d'Italia, dopo il pensionamento, per accudire nipoti, semplificare la vita dei figli, realizzare un po' di welfare all'italiana e dar senso all'ultima fase della propria vita. Evidentemente la condivisione del ruolo crea solidarietà ed amicizie addirittura più solide di quelle culturali e politiche. Pensavo a questo stamani recandomi in piazza Anco Marzio per un appuntamento al bar con una coppia di nonni di origine napoletana. Con mia moglie e con loro riflettiamo un po' se prendere il caffè pagandolo meno nel bar senza sole o pagandolo assai più per remunerare la rendita “sole”. Paghiamo la rendita. Privilegio di pensionati con sistema parzialmente retributivo. In piazza godiamo (più o meno) lo spettacolo dei gazebo contrapposti: quello del PD, con lunga fila, per le primarie e quello del M5S peraltro quasi sempre in piazza, stavolta per promuovere un referendum locale. Mi sono reso conto da tempo che la maggior parte dei nonni amici, forse tutti, sono renziani. Il caso ha voluto così. Per mio conto farei volentieri a meno di parlare di politica e soprattutto di Renzi. Ma i miei amici renziani non riescono a non parlarne. Pago quindi il prezzo dell'amicizia replicando il consueto scontro fra le ragioni dell'ex premier e quelle dei suoi avversari e dei “traditori”. Un dialogo sterile col nonno, fresco di voto per Renzi alle primarie, in cui nessuno convince nessuno. Intanto siamo “disturbati” da svariate tipologie di richiedenti monete. Dalla mendicante tradizionale al giovane nero che prima cerca di venderti qualcosa di rigorosamente inutile e poi si fa mendicante chiedendoti “qualcosa per mangiare”., etc. L'anno scorso erano di meno e l'anno prima ancor meno. Questo però mi libera dal dibattito inconcludente su Renzi sì e Renzi no. Colgo infatti l'occasione per ribadire una mia vecchia tesi. Perché non mettere al lavoro tutta questa gente? Perché non chiamarla a ripulire la città e l'arenile o costruire argini o fare i badanti? Potremmo chiamare i più bravi (ci saranno forse insegnanti e geometri o anche ingegneri fra i mendicanti e venditori ambulanti) a insegnare l'arabo in corsi di educazione parallela o permanente o controllare la stabilità dei ponti. Non costerebbe necessariamente più della somma delle elemosine e del prezzo degli acquisti inutili praticamente estorti. E saremmo tutti più ricchi e felici alla fine. Stranamente il nonno amico finisce per convergere. Anzi lui mi dice che nazionalizzerebbe tutto. Solo che è difficile, non si può, dice. Insomma, se si mette da parte Renzi, si scopre una larga area di condivisione e di discussione feconda. Ne prendo atto. Lo so. Commetto purtroppo l'errore di cercare di connettere il discorso sulla mendicità e lavori socialmente utili al discorso precedente su Renzi. Lui ci divide e ci fa smarrire progetti ed obiettivi, dico. Una volta i leader inutilmente divisivi erano accantonati. Ora si è tutti impegnati a seguirli fino in fondo, fin nel precipizio. Rischio di “litigare” di nuovo col nonno napoletano. Appena un po'. Ci separiamo perché lui ha da vedere in TV, la partita in cui la Lazio può battere la Roma, favorendo il Napoli: più appassionante delle primarie. Tornato a casa, respiro, sentendo in TV Francesco parlare ai giovani dell'Azione Cattolica con l'invito ad entrare in Politica, “Quella con la P maiuscola però, non con la minuscola” sottolinea con la mano. Ho capito.
Buona domenica a Francesco, papa “laico” e rosso. Più degli inutili Rizzo e Turigliatto, se posso dirlo.
Buona domenica a Francesco, papa “laico” e rosso. Più degli inutili Rizzo e Turigliatto, se posso dirlo.
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