Sono disperato. Mi sembra che ciò che a me pare ovvio, ovvero un'ovvia cavolata, appare ragionevole e scontato al senso comune. Anche a sinistra. Mi chiedo come sia possibile anteporre il posto di lavoro dei 10.000 dell'Ilva alla salute di una città malata e devastata. Come sia possibile che la perdita ipotetica di 50.000 posti inibisca la chiusura festiva dei negozi ovvero la scelta di un modello di vita. Si può discutere di questo e dell'Ilva. E si può discutere di Tap e di Tav. Ma non si può accettare di discutere sotto ricatto. Non si può accettare che il posto di 60.000 valga più della salute di milioni e del lavoro dei milioni che un lavoro non hanno mai avuto. Prendo atto di essere il solo a respingere il ricatto. Il solo a pensare che la sinistra stia perdendo l'ennesima occasione di indicare nella Democrazia Socialista l'unica possibilità di liberarsi del futile ricatto. Socialismo come unica possibilità di liberarsi di Ilva e cemento e slot machine e consumismo, riconvertendo economia e persone al lavoro vero, al lavoro utile. Nel segno di una appropriazione collettiva degli strumenti di produzione. Se non ora, quando? Perché non lo diciamo? .
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento