Il mio vicino di casa mi vuole bene. Ne sono convinto, anche se ci frequentiamo poco. L'altro giorno ne ho avuto certezza. Senza motivo alcuno, incontrandomi sul pianerottolo mi ha detto “Turi (mi chiama così, come pensa si debba chiamare un Salvatore siciliano), ti devi fare i c...tuoi”. E gesticolava per dare forza all'invito, per farmi capire che parlava per affetto e con ragione. Lui non immagina che il contenuto del suo invito è per me una tentazione perenne: in conflitto con altre passioni di stampo “altruistico” (cioè egoistiche in modi più raffinati), quali pre-occuparsi del prossimo più lontano o addirittura di quelli che ancora non ci sono. Sto pensando a quelle parole e sto pensando che una ragione ci sarà se oggi il mio pendolo emotivo guarda verso l'egoismo, quale normalmente inteso. Credo che la causa sia la complessità del mondo che ho davanti. Più complesso che mai. Al punto di non sapere più l'effetto delle mie azioni e delle mie buone intenzioni. Sicché mi pare di fingere se, ad esempio, scrivo, come ho appena fatto, una lettera al Ministero dell'Interno in cui chiedo conto della sorte dei profughi sbarcati a forza in Libia e chiedo conto della sorte di Silvia Romano. Non servirà a niente. Solo a me stesso. Si riaffaccia la vecchia tentazione epicurea: il lathe biosas, il vivi appartato, lontano dalla politica, ritagliandoti un angolo simile al giardino epicureo in cui coltivare amicizie e piaceri semplici. Ammesso che la politica che decidessi di ignorare non si occupi di me, magari distruggendo il giardino. Così oscillo fra egoismo in senso stretto ed egoismo altruistico o impegnato. Il mio primo progetto di tesi universitaria si intitolava “L'ateismo di Epicuro”. Volevo riflettere su quegli dei epicurei felici e disinteressati agli umani perché paghi in se stessi. Un ateismo sostanziale, pensavo. Poi, per ragioni complicate, lasciai perdere e infine la mia tesi fu in pedagogia e impregnata di politica. Vabbè, oggi ho nella mia mente prevalgono le parole del vicino di casa e quelle di Epicuro. Domani forse quelle opposte di papa Francesco (o di Karl Marx).
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