mercoledì 12 giugno 2019

A mano disarmata: la mafia che c'è e non vedo


A mano disarmata, è la trasposizione cinematografica diretta da Claudio Benivento dalle memorie di Federica Angeli (Claudia Gerini, l'interprete), la giornalista ostiense protagonista coraggiosa di una lunga battaglia contro la mafia del litorale romano. Ripetutamente minacciata con famiglia e figli dai padroni occulti di Ostia, Federica appartiene allo stuolo di giornalisti sotto scorta per avere osato sfidare i poteri criminali: nel caso di Ostia, mafiosi, imprenditori e politici collusi. Il film (e la storia vera) si sviluppa lungo sei anni, dalla scoperta giornalistica di Federica sul marcio del litorale fino alla vittoria segnata dal processo che con le sue condanne certifica le ragioni di una eroina dei giorni nostri. E' un film utile e necessario. A maggior ragione perché alla scuola è sottratta la storia contemporanea. E perché è un terno al lotto trovare docenti che scelgano di trattare temi attuali e "pericolosi". Se lo fanno poi corrono il rischio di perdere il posto di lavoro: vedi recente esempio della docente palermitana, salvata solo dalla mobilitazione popolare, oltre che da quella dei colleghi. Il film mi ha commosso e spaventato. Sento la stranezza, l'anomalia di vivere da undici anni ad Ostia e di non vedere e sentire per strada, nei locali, nel godibile centro storico Liberty, un riconoscibile puzzo di mafia. Il film mi ha costretto a chiedermelo ancora. Quei bar e ristoranti in piazza o vicino casa quale rapporto hanno con la mafia? Potrebbero essere "loro" i proprietari? I ragazzoni che ti aprono l'ombrellone in spiaggia e le ragazze deliziose che servono ai tavoli sono messi lì o raccomandati da "loro"? E' solo o prevalentemente nel "pizzo" la presenza mafiosa? Solo una tassa aggiuntiva? "Solo" si fa per dire. Ma non è solo questo. E' il litorale largamente cementificato col prezzo risibile delle concessioni che sottraggono risorse alla comunità. E però - ammetto - resto sorpreso che, malgrado questo, malgrado mafie, imprenditori criminali, politici e funzionari corrotti e la zona grigia di chi tace, questa Ostia che mi ha accolto nella mia maturità conservi angoli di bellezza, di gradevolezza, e il sorriso impagabile delle ragazze (ditemi che non hanno rapporto alcuno con "quelli") che servono ai tavoli. E' strano anche questo. Il film mi ha mostrato luoghi noti e da me frequentati: spiagge, viali, porto e il mitico pontile. Me li ha mostrati anche in panoramiche dall'alto, di sera, con le luci. Tutto era reale e però mi sembrava orribile. E' proprio vero - voglio dire- che uno sguardo (quello di Federica e del regista) trasforma in incubo o mostra l'incubo sottostante alla bellezza accogliente. .

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