domenica 10 novembre 2019

Le vite degli altri e la conversione


Capita di scoprire qualcosa di nuovo, un prezioso dettaglio, vedendo per la seconda volta un film. Mi è capitato ieri rivedendo "Le vite degli altri", opera prima di Graf Henckel von Donnersmarck, film del 2006 riproposto nel trentennale della caduta del muro. Siamo nella DDR del 1984 e c'è un agente della Stasi impegnato a spiare un autore teatrale sospettato di "dissidenza". Il lavoro è commissionato alla Stasi da un ministro interessato a togliere di mezzo l'intellettuale che si frappone al suo desiderio di possesso dell'attrice famosa. Si respira nel film una atmosfera di torbido arbitrio mentre la storia si sviluppa nella progressiva conversione dello spione. Il quale, seguendo e spiando, pian piano è investito dall'empatia verso le persone spiate. Fino a compromettere ruolo e carriera. Ecco, ieri ho gustato un momento particolare. Quando la spia che ha annotato giorno per giorno parole e gemiti di amore origliati, ascolta finalmente qualcosa di compromettente. Sta per annotare. Ma la mano si ferma. Se non si fermasse lo scrittore sarebbe perduto. Ma lui si ferma e mormora:"lasciamo perdere per questa volta". Non lo sa. Dice qualcosa di assurdo perché una spia non distruggerebbe mai il risultato del suo lavoro. Lui non sa che la conversione agisce potentemente entro di lui. Molto bello.

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