Ieri Repubblica mi avviliva con l'attacco ad altri miti del nostro tempo. Dopo Lula e Dilma Roussef, ieri Maduro, successore di Chavez. Per il Brasile storia o invenzioni di corruzione e di brogli nei conti dello Stato. Per il Venezuela, crisi economica devastante. Con inflazione al 720%. Carta igienica scomparsa dal mercato e impiegati pubblici occupati per solo due giorni a settimana, per economizzare energia. Per gli scaffali vuoti la diagnosi facile assegna la colpa alla vendetta del mercato ovvero al blocco amministrativo dei prezzi che produce la scomparsa delle merci. Maduro resiste però "armato della Costituzione, ma anche dei fucili", come lui dice, contando sul sostegno delle forze armate.
Giro pagina ed ecco la Birmania di Suu Kyi. Quante petizioni ho firmato per la sua libertà! Contro Suu Kyi non più Ii generali che ora sono compatti con lei. Contro di lei è l'Onu, il New York Times e lo stesso Dalai Lama. Perché il presidente che tanto abbiamo amato quando era perseguitato infierisce contro le minoranze, soprattutto quella musulmana dei Rohingya. Sorpresa/offesa per l'essersi accorta di essere stata intervista da una giornalista musulmana, Suu Kyi appronta una proposta di legge per punire manifestazioni con "slogan non concordati" e per vietare ai "non cittadini" residenti la libertà di espressione.
Bene, ovviamente ho pensato anch'io, come molti miei amici a proposito di Lula e Roussef, al complotto e al golpe. Anche per il Venezuela. Anche per la Birbania. I poteri forti locali, la finanza internazionale, i media, etc. Anzi dò per scontato il complotto, benché non sempre io riesca a distinguere il complotto dal semplice coagulo di ideologie e interessi materiali contrapposti.
Ma poi ho pensato ad altro. Ho pensato che sia meglio non avere un Pantheon con eroi puri e indiscutibili. Ho pensato che chi ama il suo popolo può sentirsi autorizzato a ricompensarsi da solo. Ho pensato che chi ama il popolo talvolta ama credere alla moltiplicazione del pane e di pesci. Ho pensato che uno fra i miei registi preferiti è probabilmente un pedofilo. Ho pensato all'impegno a riconoscere la complessità dell'uomo. Che convive con i golpe.
Giro pagina ed ecco la Birmania di Suu Kyi. Quante petizioni ho firmato per la sua libertà! Contro Suu Kyi non più Ii generali che ora sono compatti con lei. Contro di lei è l'Onu, il New York Times e lo stesso Dalai Lama. Perché il presidente che tanto abbiamo amato quando era perseguitato infierisce contro le minoranze, soprattutto quella musulmana dei Rohingya. Sorpresa/offesa per l'essersi accorta di essere stata intervista da una giornalista musulmana, Suu Kyi appronta una proposta di legge per punire manifestazioni con "slogan non concordati" e per vietare ai "non cittadini" residenti la libertà di espressione.
Bene, ovviamente ho pensato anch'io, come molti miei amici a proposito di Lula e Roussef, al complotto e al golpe. Anche per il Venezuela. Anche per la Birbania. I poteri forti locali, la finanza internazionale, i media, etc. Anzi dò per scontato il complotto, benché non sempre io riesca a distinguere il complotto dal semplice coagulo di ideologie e interessi materiali contrapposti.
Ma poi ho pensato ad altro. Ho pensato che sia meglio non avere un Pantheon con eroi puri e indiscutibili. Ho pensato che chi ama il suo popolo può sentirsi autorizzato a ricompensarsi da solo. Ho pensato che chi ama il popolo talvolta ama credere alla moltiplicazione del pane e di pesci. Ho pensato che uno fra i miei registi preferiti è probabilmente un pedofilo. Ho pensato all'impegno a riconoscere la complessità dell'uomo. Che convive con i golpe.
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