Una conclusione misteriosamente felice della mattina. Da Ostia a Casal Bernocchi per una visita oculistica. Sul trenino sono in piedi con mia moglie giacché è ora di trasferta a scuola e al lavoro. E' scontato che i giovani impegnatissimi con smartphone e tablet non ci vedano o, meglio, fingano di non vederci. Faccio spallucce: la corsa è breve ed ho un aspetto giovanile, ritengo, in jeans e cardigan rosso smagliante. Invece d'improvviso una giovane donna seduta lì vicino fa segno di voler cedere il posto. La donna forse quarentenne vicino a me fa segno di no. Ma la giovane donna seduta fa segno verso di me. Neanche verso mia moglie.Proprio verso di me. Dico di no: sto per arrivare. E' una replica di quanto mi era successo all'aeroporto di Catania con due giapponesi e che avevo raccontato. La cosa mi mette un po' di malumore. Evidentemente non sono come io mi vedo.
La mattinata prosegue peggio con la lunga attesa in sala di aspetto. Entriamo con un'ora di ritardo nello studio oculistico, per visite fuori programma (emergenze?) e informatore scientifico. Con la voglia di contestare di mia moglie e la mia consueta rassegnazione. Poi tutto cambia. Per le scuse e la professionalità della dottoressa. E per la strana sensazione di conoscere quella donna. Me lo dice mia moglie dopo. L'oculista gentile è incredibilmente somigliante a Paola, un'amica da poco prematuramente scomparsa. Solo un po' di anni di meno. Ecco perché mi sentivo come ipnotizzato...Stesso fisico armonioso, stessa inflessione della voce, stessa autorevolezza gentile. Come quando Paola mi comandava: "mangia ancora di questo". Fuori, nella veranda di un bar accanto alla Usl, il piacere quieto ed intenso di una bombetta alla crema, un caffè e una sigaretta. In una giornata che si è fatta splendida, col cielo terso e il sole che scalda. La sensazione di essere privilegiato, col piacere che non è sciupato dai miei inevitabili sensi di colpa per quelli che corrono, che scappano, che muiono. E infine la convinzione rafforzata sulla inutilità di possedere qualcosa di più o molto di più. Perchè mai Marchionne, banchieri, divi del calcio ed imbroglioni si danno tanto da fare? Basta una bombetta alla crema, un caffè, una sigaretta nella veranda del bar sotto un cielo limpido e un sole che riscalda.
La mattinata prosegue peggio con la lunga attesa in sala di aspetto. Entriamo con un'ora di ritardo nello studio oculistico, per visite fuori programma (emergenze?) e informatore scientifico. Con la voglia di contestare di mia moglie e la mia consueta rassegnazione. Poi tutto cambia. Per le scuse e la professionalità della dottoressa. E per la strana sensazione di conoscere quella donna. Me lo dice mia moglie dopo. L'oculista gentile è incredibilmente somigliante a Paola, un'amica da poco prematuramente scomparsa. Solo un po' di anni di meno. Ecco perché mi sentivo come ipnotizzato...Stesso fisico armonioso, stessa inflessione della voce, stessa autorevolezza gentile. Come quando Paola mi comandava: "mangia ancora di questo". Fuori, nella veranda di un bar accanto alla Usl, il piacere quieto ed intenso di una bombetta alla crema, un caffè e una sigaretta. In una giornata che si è fatta splendida, col cielo terso e il sole che scalda. La sensazione di essere privilegiato, col piacere che non è sciupato dai miei inevitabili sensi di colpa per quelli che corrono, che scappano, che muiono. E infine la convinzione rafforzata sulla inutilità di possedere qualcosa di più o molto di più. Perchè mai Marchionne, banchieri, divi del calcio ed imbroglioni si danno tanto da fare? Basta una bombetta alla crema, un caffè, una sigaretta nella veranda del bar sotto un cielo limpido e un sole che riscalda.
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