Credo che a scuola dovrebbero insegnarci a comprendere l'ordine di grandezza di tanti costi, compresa quelli della democrazia. Impareremmo che 100 parlamentari in meno ci farebbero risparmiare pochi euro l'anno, che forse sarebbe utile risparmiare e forse no, se ci preme una maggiore rappresentanza. Pochi euro risparmieremmo anche se si riducesse drasticamente la retribuzione di ogni parlamentare. Con effetti però sicuramente positivi, in questo caso, per la sobrietà e qualità della politica. Assai più risparmieremmo se decidessimo di abrogare le Regioni, semplificando la macchina dello Stato. Ma molto di più, incommensurabilmente di più, guadagneremmo se sapessimo emanciparci dalle narrazioni della politica. Ricordandoci che un politico può avere convenienza a rischiare di bruciare la foresta comune per farsi un uovo al tegamino. Fuori di metafora, lo sconosciuto fino a ieri governatore catalano Puigdemont sarebbe rimasto uno sconosciuto e una comparsa della Storia se non si fosse intestato la battaglia indipendentista. Ed opaca sarebbe rimasta di converso l'immagine del premier Rajoy se non avesse risposto a muso duro, in nome di valori opposti recuperati nel deposito di trame e narrazioni disponibili. Incommensurabile il costo dello scontro per la Spagna e soprattutto per la Catalogna con la fuga di imprese e capitali. Ma dialogare, comprendere e mediare avrebbe giovato solo al popolo catalano e al popolo spagnolo. Non avrebbe giovato ai due protagonisti dello scontro. Che, come assai spesso capita, hanno preferito il loro uovo al tegamino al bene comune. Il referendum lombardo-veneto, in miniatura obbedisce alla stessa dinamica. Penso che l'antidoto sia solo la democrazia,quella vera, sostanziale, quella che ci chiede di studiare ed esercitare la fatica di pensare.
lunedì 23 ottobre 2017
I costi della politica, quelli dei politici e quelli del nostro innamorarci
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