sabato 31 marzo 2018

Le vite immaginate


So di non conoscere quasi nulla della vita degli altri. Cerco talvolta di immaginare la vita di amici e anche di sconosciuti che incontro per strada. Vite diverse, che, se conosciute davvero, rivelerebbero sorprese. Solo per alcuni, anzi alcune, fantastico come di un gruppo omogeneo. Tutte con la stessa storia. Penso alle rom, ragazze ed anziane, che incontro ogni giorno, qui al centro di Ostia. Tutte con un bastone uncinato e un carrello, attrezzi del mestiere per frugare fra i bidoni delle immondizie e portare via il selezionato. Mi stupisce come accettino questo destino: una vita intera fra i nostri rifiuti. Senza speranza di cambiamento. Senza alcun segno di dolore o tristezza. Ogni tanto in gruppo - due o tre- sedute ad un bar a mangiare cornetti. Sembrano felici allora. Cerco di immaginare il rapporto con i loro uomini. Immagino compagni e padri padroni dediti a traffici maschili e che si sbronzano di birra. Immagino, ma non so davvero. So solo che quelle vite mi incuriosiscono assai più di quelle dei potenti che invece credo di conoscere. Non vorrei spiare le dimore dei potenti. Mi annoierei e non scoprirei nulla di interessante. Vorrei spiare la vita entro le baracche delle donne rom. Cosa faranno a Pasqua?

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