Cerco di capire cosa mi divide da amici e compagni che hanno rifiutato di assistere al duello "americano" fra Renzi e Salvini. Che entrambi – in diversa misura – abbiano rappresentato e rappresentino una visione del Paese inaccettabile (o peggio) mi vede d'accordo. Che il duello "americano", con noi ridoti a spettatori e tifosi , ribadisca un arretramento della nostra cultura democratica è altrettanto evidente. Ma io ho preferito non sottrarmi allo "spettacolo" come non mi sottraggo ai film dell'orrore, come non mi sono sottratto a Joker. Quei due rappresentano comunque il grumo culturale velenoso di cui la nostra società si nutre. Utile analizzarlo, utile anche scegliere il meno peggio pur rifiutando l'insieme. Al di là dell'astio reciprocamente esibito, i comun denominatori a me sono apparsi chiari. Benché ovviamente le convergenze non fossero esibite. Entrambi lontanissimi da una prospettiva ecologica e socialista (la mia). Entrambi pro Tav, entrambi "liberisti" sull'uso del contante in nome della "libertà", in nome di una visione dello sviluppo drogato dai consumi, consumi assunti come salvifici del Pil e dell'occupazione. Al netto del diverso stile comunicativo le differenze erano evidenti ma meno "concrete". Renzi non avrebbe detto mai: "E' finita la pacchia". Non è così volgare. Ma il suo Pd è stato l'elegante precursore del becero Salvini, con gli accordi libici. Renzi è per lo ius culturae. Benissimo. Ma non fino al punto da mettere a rischio un governo amico. Poi entrambi sono figli del maggioritario e del "chi vince piglia tutto". E lì ha avuto buon gioco Salvini. Ha ripetuto non so quante volte: "Se io ho il 33% degli italiani e tu solo il 4%, io ho ragione e tu torto". Già, come dire: "Chi perde si tolga di torno". Come dire (d'accordo con Di Maio): "Il popolo elegga un duce o al più trenta tiranni (vedi crisi della democrazia ateniese) ed eliminiamo pure tutte le altre poltrone". Nient'altro. Un duello utile per capire in quale mondo rischiamo di vivere. Scongiurato forse quello renziano, incombe il peggiore, quello salviniano. Di altre visioni non si ha notizia.
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