domenica 13 ottobre 2019

Vorrei una Roma nera


Per questo post leggero in giornate pesanti la premessa è che Roma è troppo estesa perché un siciliano malamente trapiantato la conosca dopo solo undici anni. Soprattutto se vive nella sua periferia marina, Ostia. Ieri dovevo recarmi ai Fori per un appuntamento di gruppo. La metro, interrotta, come sovente accade, non mi ci avrebbe portato. Sapevo che dopo il trenino, a Piramide avrei dovuto prendere il bus n. 30. Avevo fatto tardi e già entravo in ansia. Ansia crescente perché intravvedevo molte pensiline di fermata, non volevo/potevo esplorarle tutte e i romani cui chiedevo "dove trovo il 30?" non mi davano risposta. Possibile che nessuno sappia? Sono rientrato nella stazione ed ho chiesto ad un vigilante. Lui dovrebbe sapere. Ho capito solo di averlo infastidito. Mi ha indicato una indecifrabile direzione con un "mi pare". Poi ho avuto l'idea di chiedere ad un giovanotto nerissimo. Mi sono ricordato che tempo fa in circostanza analoga un nero mi aveva indicato il percorso per un indirizzo sconosciuto a tutti in zona Tiburtina. Chiedo al nero dunque e lui sorridente mi dice: "Non so del 30. Ma dove deve andare?" "Fermata di Piazza Venezia". "Allora vada lì, da quella pensilina passano gli autobus che vanno in direzione piazzale Clodio e quindi il suo 30". Il 30 passa subito e insperatamente arrivo in anticipo. Poi, l'indomani, oggi, ho i miei consueti rimuginamenti. E' un caso? O forse i neri si muovono di più in bus. O forse semplicemente sono più disponibili perché si sentono gratificati che un italiano – cittadino romano peraltro- si rivolga a loro per avere notizie riguardanti Roma. P.S. No, non penso che la mia testimonianza gli darebbe titoli per lo ius culturae.

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