Insisto sullo spreco. Che ci impoverisce. Che, in ultima analisi, è spreco di persone e di competenze, competenze invisibili, non registrate o non verificate. Penso a me stesso, solo come esempio. Forse non servono più le cose che facevo in materia di formazione ed orientamento o forse potrei fare da tutor - come tanti - ad uno studente che perde il filo nella didattica a distanza. Mi sono ricordato di avere un patentino di infermiere acquisito durante il servizio di leva militare. Una puntura saprei farla. Forse anche vaccinale. Se non io, troppo vecchio, anche se me ne dimentico, quanti potrebbero e dovrebbero essere (ri) chiamati in servizio? Perché mai poi un uomo o una donna dovrebbero essere abilitati ad un solo mestiere? Ragione vorrebbe che ognuno fosse accompagnato da una costellazione di competenze certificate, disponibili quando i bisogni sociali lo richiedono. Competenze ri-verificate periodicamente giacché assurdamente i titoli di studio e professionali, a differenza della patente di guida, valgono una volta per sempre. Altro che "quota 100" penso. Ragione vorrebbe anche che si possa smettere il lavoro, provvisoriamente o no, in età non prefissata, pagandone il prezzo eventualmente, o non smettere mai o avviare una carriera discendente, con più tempo libero, ma non senza lavoro alcuno. Ragione non vorrebbe l'abrogazione dei licenziamenti. Vorrebbe invece il passaggio da lavoro ad altro lavoro o l'alternanza di lavoro e formazione (professionale o no, ma qualunque formazione è di fatto anche professionale). Insomma sono insofferente dello status quo e della stantia cultura del lavoro ed anche dei conflitti fra liberisti e garantisti. Roba vecchia, mi pare. L'unica condizione necessaria invece per la valorizzazione piena delle competenze si chiama "appropriazione collettiva degli strumenti di produzione e del nostro destino". Urgono elementi di socialismo come condizione di nuove libertà e di nuova ricchezza.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento