Ci fu e c'è ingiustizia e irragionevolezza nel socialismo
realizzato ed anche quello immaginato, nel sogno talvolta di un salario a
prescindere e senza rischio alcuno di mobilità coatta o di declassamento.
Retribuzioni simili, ma prestazioni di qualità e quantità dissimili. Chi passa
giorni al sole che brucia raccogliendo pomodori o notti insonni a cercare
farmaci e cure e chi sonnecchia annoiato. A monte anche lì il Grande Caso che
assegna padri e il Grande Arbitrio che assegna privilegi.
Nel Capitalismo però le distanze si accentuano a dismisura, mentre
il trionfo del Grande Caso e il Grande
Arbitrio diventa assoluto. Perché conta la nascita – nascere donna o nascere
nel Sud del mondo- ma conta anche
passare per caso dalla viuzza in cui incontri la fortuna o in cui poi un
qualsiasi evento ti premia a dismisura con algoritmi esponenziali o ti punisce
crudelmente, mentre tanti sono in bilico
fra successo e fallimento. Perché, malgrado quel che ti succede sia frutto di
infiniti fattori, in gran parte imprevedibili, per cui non hai né colpa né
merito, il Sistema ha deciso che tu sei responsabile, da condannare o premiare.
Se no, il Sistema non regge.
Sto pensando a tali ovvietà pensando alla presente oscura
stagione che ha introdotto la specifica lotteria pandemica entro la lotteria
capitalistica. Con ognuno che dice: "a me no". Non a me che lavoro
nella stazione sciistica, non a me che lavoro in albergo, non a me che lavoro
nel bar, non a me che lavoro in palestra, nel museo, nel cinema o in teatro. “Non a me che lavoro come attore
e sono alla fame se non recito, mentre gli impiegati del teatro ricevono lo
stipendio comunque”, diceva oggi in una
intervista un celebre attore. Intanto la
Destra, per inciso, sposa con facile furbizia tutti gli " a me no" e
la Sinistra, affascinata dal senso del dovere pubblico, appare propensa a chiudere tutto. Ma non può
chiudere le multinazionali del commercio elettronico. Così Amazon vistosamente si giova delle disgrazie altrui,
sostituendosi ai piccoli esercizi
rovinati. Profitti cresciuti di un terzo nell’anno della lotteria pandemica.
Con quale merito? Magari ci consoleremo con i quasi 500mila di neo assunti,
piccola parte dei milioni che hanno perso il lavoro.
P.S. Coltivo la speranza
che i milioni di “a me no” scoprano che collettivamente siamo artefici del
nostro destino e insieme dobbiamo condividere premi e disastri. Che possiamo espropriare
i padroni della Grande Lotteria, scoprendo una nuova evidenza.
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