Premesso che non ho cambiato idea sul mio No, e un tantino sì su Raggi, oggi mi osservo a pensare pensieri sconnessi. Ho il vezzo di osservare l'evoluzione di miei pensieri ed emozioni. Oggi la battaglia sul Sì e sul No mi sembra più di ieri una battaglia per o contro il premier. Mi sembra che i più - politici, intellettuali e gente comune come me - non abbiano intime certezze su paventati disastri conseguenti al Sì o al No. Disastri possibili, ma non immaginabili. Si finge di sapere e non si sa. Resto col No perché trovo meno rischioso non cambiare a casaccio, in attesa di cambiamenti davvero ragionati. E perché credo che sbarazzarsi del grande distrattore possa aprire scenari fondati sulla ragione. Ieri eccezionalmente ho seguito un po' La Gabbia di Paragone (che sostanzialmente detesto) e però ieri aveva toni sorprendentemente di sinistra. Succede oggi nella devastante confusione dei nostri valori. Ieri mi ha colpito il servizio sul tema lavoro. Storie di precariato e sfruttamento nel nostro Paese. E storie di giovani in fuga dall'Italia. Storie di alcuni fra i 108.000 che in un anno sono fuggiti e che più spesso non pensano di tornare: radiologi, chimici, laureati e diplomati vari, che in Germania trovano salari dignitosi e certezze. Addirittura rimborso spese per sottoporsi ad una selezione, assolutamente impensabile in Italia. Chi vuole faccia la moltiplicazione fra 108.000 (i giovani in fuga) e 120.000 euro (il costo medio della formazione di un diplomato o laureato). "Incomprensibile" è la parola che mi viene in mente. Oppure "irragionevole". Oppure "folle". Se il nostro Paese fosse un sistema, qualcosa come una famiglia allargata che fa un minimo di conti su investimenti e risultati, questo esito sarebbe impensabile. Ma non c'è nulla di razionale qui. Non credo neanche alla razionalità neocapitalistica cui credono molti miei amici. Quella è presente forse in Germania con un ragionevole (si fa per dire...) 4% di disoccupazione (in parte frizionale e non cronica). Con centri per l'impiego funzionanti e criteri di merito (nei limiti del significato attuale di "merito). Con una leader conservatrice ma che tiene la barra ferma sulla decenza. Che non paralizza il suo Paese per mesi su futili narrazioni referendarie. Sono troppo vecchio per fuggire. Provo a restare coltivando il lumicino della ragione.
giovedì 13 ottobre 2016
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