A fronte di taluni argomenti del Sì talvolta penso che dovrei sentirmi offeso. Che tutti gli italiani dovrebbero sentirsi offesi. Trattati come bambini coinvolti in un gioco sfacciatamente ingannevole. O come analfabeti incapaci di fare di conto. Poi ci ripenso. Non abbiamo una buona scuola alle nostre spalle e nemmeno davanti a noi. Lasciamo perdere di chi sia la colpa. Mi basta sapere a chi giovi l’analfabetismo funzionale degli adulti. Il malizioso (o squallido) quesito referendario promette la riduzione dei costi della politica. Come non essere d’accordo? A patto che non si paghi altrimenti tale riduzione dei costi. Così come paghiamo la presunta (inesistente) riduzione di tasse nazionali con aumento delle tasse locali e ancor più con l’onerosità di servizi non più gratuiti (asili, analisi cliniche, etc.). Ma mettiamo fra parentesi anche questo. Risparmieremo dunque 50.000.000 (50 milioni) grazie al taglio dei senatori. Il bilancio di spesa dello Stato per il 2015 è stato di 830.000.000.000 (ottocentotrenta miliardi di euro). Poiché sono un analfabeta funzionale ed un analfabeta di ritorno, come quasi tutti, ho chiesto al mio nipotino di 13 anni: “Quante volte 50 milioni sta in 830mila miliardi”? Poi gli ho chiesto quante volte 50 milioni sta in 10 miliardi, costo annuo del bonus di 80 euro. Ho preso un appunto che ho smarrito. Perché non è molto importante il risultato esatto ed ho imparato a concentrarmi sull’essenziale e sugli ordini di grandezza. Vogliamo almeno imparare questo per non soccombere ai brogli comunicativi che sono un insulto (forse meritato) alla nostra intelligenza? Se imparassimo questo il quesito referendario non oserebbe chiederci come a degli imbecilli se vogliamo ridurre i costi della politica. Volendo farci credere che di quanto li riduciamo e a quale prezzo sia un insignificante dettaglio.
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