lunedì 13 agosto 2018

Senza ritorno


Non mi va di dir nulla sui selfie di un "politico" (virgolette, virgolette) e le smorfie di un altro. Ho appena visto in Tv il pestaggio bestiale con cui, un anno fa, a Lloret de Mar (Spagna), tre ceceni assassinarono un ragazzo italiano che si chiamava Niccolò Ciatti. Ogni tanto leggo che la violenza nel mondo non cresce, anzi tutt'altro. Dicono che se ne parla di più e quindi a crescere è solo la violenza percepita. Può darsi. Però mi pare che la qualità della violenza di questi anni sia diversa. Forse ci sono meno furti e meno assassini. Forse si spara di meno. Però vedere quella scena di pestaggio con tanti giovani avventori della discoteca che stanno lì in circolo e guardano, guardano e non intervengono dà i brividi e toglie speranza.
Intanto, nella scena della "politica", quello fa i giochi delle tre carte con la flat tax che - miracolo della matematica - gioverebbe a molti e non penalizzerebbe nessuno. E l'altro offre una parola invece della sostanza, con una dose omeopatica di salario di cittadinanza. E i governanti sperano che Bruxelles dica no all'indebitamento per additare il capro espiatorio all'Italia mentalmente sempre più debole. Ecco, servirebbe la politica (senza virgolette). Servirebbe mobilitarsi attorno ad un grande progetto politico. Un progetto di nuovo umanesimo, in Italia e nel mondo. Non vedo nulla di simile. I nostri giovani - bianchi e neri - muoiono e l'uomo, avvolto nella nebbia digitale, subisce una trasformazione antropologica senza ritorno.

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