Di Maio ora scopre la laurea (e l'inglese) come titolo privilegiato per candidarsi alle europee. E parla di "supercompetenti". E' una grande virata. Non escludo che dentro di sé si sia reso conto della propria ignoranza (la democrazia millenaria francese e tanto altro) e di quella dei suoi (Teresa Manzo: ergo cogito sum). In linea di massima sono errori che di per sé non inficiano l'attitudine a fare politica. Sono piuttosto indizi che fanno sospettare che la mente non sia attrezzata neanche a capire le ragioni del fiscal compact o cosa sia l'economia della domanda e quella dell'offerta. Fanno pensare anche, vista l'irresistibile ascesa di Di Maio, che debba esistere una metacompetenza per emergere in politica e conquistare consenso, anche da idiot savant (cioè da persona che abbia una spiccata competenza pur nella complessiva incompetenza).
Certamente la laurea non garantisce nulla oggi e nemmeno la mancanza di laurea significa troppo. Vedi i diversissimi Di Vittorio e D'Alema (i primi che mi vengono in mente) in questo simili, come brillanti non laureati.
La virata discutibile di Di Maio sarebbe comunque un'ottima occasione per porre mente al tema del rapporto fra istruzione formale e competenze reali. E per modificare in profondità il nostro sistema formativo. Ma è un tema poco affascinante. Le riforme che farebbero crescere davvero l'Italia non premiano chi le propone.
Certamente la laurea non garantisce nulla oggi e nemmeno la mancanza di laurea significa troppo. Vedi i diversissimi Di Vittorio e D'Alema (i primi che mi vengono in mente) in questo simili, come brillanti non laureati.
La virata discutibile di Di Maio sarebbe comunque un'ottima occasione per porre mente al tema del rapporto fra istruzione formale e competenze reali. E per modificare in profondità il nostro sistema formativo. Ma è un tema poco affascinante. Le riforme che farebbero crescere davvero l'Italia non premiano chi le propone.
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