Penso che fra i guasti maggiori del renzismo, come del salvinismo o del grillismo, ci sia questo: essere indotti a giocare di rimessa, cioè limitarsi a dire No, restando nell'agenda che essi propongono. Un progetto socialista però non è banalmente il contrario del renzismo: è un'altra cosa. Possiamo dire che vivevamo tempi felici prima di Renzi? Bastava dire no al Jobs act e al referendum? A me non piaceva per nulla un Paese in cui c'era sì più occupazione stabile, ma insieme all'assenza di protezione per precari e disoccupati. Se devo immaginare un Paese migliore e diverso, non immagino mio nipote arroccato in un qualsiasi lavoro e posto da difendere con i denti. Non lo immagino a timbrare per una vita gli stessi documenti o ad insegnare la stessa storia. Lo immagino crescere professionalmente, meritare nuove responsabilità, trovare nuovi interessi, cambiare lavoro. Lo immagino parte di una società interessata a non sprecarlo, interessata a non sprecare nessuno. Non immagino neanche uno Stato che lo inciti ad andare al più presto in pensione per liberare il suo posto di lavoro. Immagino invece uno Stato Socialista in cui si cerca sempre la giusta negoziazione dei bisogni personali e di quelli collettivi. Immagino uno Stato Socialista che riscopre l'austerità nell'accezione anticonsumistica di Berlinguer. Niente a che vedere né con Renzi né con l'antirenzismo, né con Salvini né con l'antisalvinismo. Un'altra visione.
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