Cafarnao -Caos e miracolo - il film della libanese Nadine Labaki , è stato faticosissimo in fase di montaggio. Girate scene di centinaia di ore per un film comunque di oltre due ore. Ho pensato che un più coraggioso montaggio tale da riportarlo ai 90 minuti avrebbe potuto consegnarci un capolavoro. Se avesse soprattutto costretto l'autrice a decidere fra film a soggetto e film documentario, i due poli dell'opera. La storia si svolge a Beirut, nel Libano, un Paese di 4 milioni e mezzo di abitanti che ospita un milione e mezzo di migranti, soprattutto rifugiati siriani. Zain, il protagonista, è un bambino-uomo di 12 anni, primogenito in una famiglia poverissima e numerosa. E' un film sulla fratellanza. Zain sostituisce da fatto i genitori nella cura dei fratelli e sorelle più piccoli. Lo fa soprattutto nei confronti della sorella di 11 anni che, prossima alla pubertà, è esposta ai rischi di un matrimonio precoce che possa dar sollievo al bilancio familiare. Credibile e tenero è il passaggio in cui Zain provvede ai bisogni impellenti della sorella sorpresa per strada dall'arrivo del primo segnale della pubertà. E' un evento che spaventa Zain che sa bene cosa rischia la piccola donna e quindi le raccomanda di non far parola dell'evento in famiglia. Non andrà come sperato però. Il protagonista nel suo girovagare per Beirut per i suoi piccoli affari con la sua droga artigianale con cui procurarsi cibo ed anche assorbenti, incontra una profuga etiope con un bimbo di un anno o poco più, Yonas. Succederà che dovrà a lungo occuparsi di lui per la madre finita in prigione. Lo nutrirà, inventerà un passeggino E succederà che la scoperta della morte della sorella per un matrimonio e un parto precoce lo indurranno a ferire lo sposo. In tribunale Zain spiegherà le sue ragioni. Ragioni contro i genitori che stanno per mettere al mondo l'ennesimo figlio, ragioni contro gli adulti. Otterrà finalmente almeno un documento che riconosca la sua identità e col quale partirà verso la Scandinavia, terra promessa dei diritti.
Si è parlato di neorealismo. Si è parlato di "Ladri di biciclette". Parlerei anche di "Paranza dei bambini" e della versione per il piccolo schermo di "L'amica geniale". Parlerei della riscoperta di un mondo di bambini ed adolescenti che oggi però, a differenza che nel capolavoro di De Sica, non si limitano a guardare, smarriti, il mondo duro ed ingiusto dei padri, confuso e caotico come il villaggio visitato da Gesù che dà il nome al film, ma vogliono prendere il posto dei padri, ignavi e falliti (e delle madri silenti). Come Greta. Come Simone di Torre Maura.
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