E' un "fenomeno" semplicissimo da capire e però difficilissimo da "sentire". Almeno per me. E' come se la mente andasse da una parte e il "cuore" da un'altra, davanti alla morte. Cerco sempre consolazione in Lucrezio (come nulla sentimmo quando i Cartaginesi invadevano le nostre contrade...nulla sentiremo quando gli atomi del nostro corpo e della nostra anima si saranno separati...). Cerco consolazione così davanti alla morte di quelli che ho conosciuto e al pensiero della mia stessa morte. Se rivedo "Via col vento", penso: "ecco, io non c'ero, ma non stavo male per niente". Ma non so quanto funzioni questa auto-terapia che pur testardamente mi ripropongo. Forse è a questa scissione fra mente e cuore che alludeva Slavoj Zizek dicendo: "noi non crediamo davvero in quel che sappiamo". Oggi sono impegnato nell'esercizio di Lucrezio perché mi è giunta notizia della tragica scomparsa di Roberto, un compagno di valore di cui non ho fatto in tempo a diventare amico. A lui dedico i miei confusi pensieri.
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