Difficile esprimermi, soprattutto su facebook, riguardo il "valore" dei vecchi, tema innescato dal disinvolto Tweet di Toti. Difficile perché sono preda di idee e sentimenti complessi e poco riconducibili alle fazioni in conflitto. Che gli ultrasettantenni non partecipino sostanzialmente allo sforzo produttivo del Paese è un fatto. Non tutti: Proietti era più produttivo di un giovane frequentatore di discoteche e movide. Però, certamente, se scopo del mondo è la creazione di Pil, non solo si potrebbe dire che la clausura dei vecchi sarebbe cosa buona, si dovrebbe dire più coraggiosamente che lo sterminio dei vecchi sarebbe cosa migliore ancora ed estremamente razionale. Mi candiderei all'ora all'eutanasia come il vecchio E.G. Robinson del vecchio film di fantascienza in cui la materia organica degli anziani sacrificati diventava proteine per i giovani. Davvero capisco Toti quindi. C'è qualcosa però che non capisce Toti. La prima - che temo non capisce neanche il più dei miei amici e coetanei è che la ricchezza del Paese non è misurabile dal Pil e dallo sforzo produttivo in sé che produce non solo pane, bistecche, trattori, medicine, etc. ma anche cavolate (evito parolacce) come superalcolici, armi, partite di calcio, sale giochi ed altre futili componenti del Pil (sottointendo il famoso giudizio severo di R .Kennedy). La seconda è che - come direbbe Francesco - la produzione (quella di vera ricchezza) è per l'uomo e non viceversa. Ergo, d'accordo sacrificarmi a casa, se proprio indispensabile, ma non per consentire la produzione di birrette o di mine antiuomo. E soprattutto non perché non produttivo, ma perché comunque con bar, cinema, teatri chiusi, non saprei dove andare. P.S. Attendo intelligenti, illuminate risoluzioni frutto di vera filosofia (ovvero pensiero).
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