Penso che sono perplesso. Le crisi aziendali si susseguono con annessi licenziamenti. In alcuni casi i lavoratori ricevano solidarietà, morale o materiale, come nel caso di Melegatti con cittadini mobilitati a comprare panettoni. In altri casi, quelli delle aziende delocalizzanti, si propongono al contrario sabotaggi negli acquisti. Per l'Ilva continua il ricatto con la scelta fra lavoro e salute. Non so proprio come si calcoli lì il rapporto costi/benefici: la salute dei lavoratori e quella dei cittadini, bambini compresi, da una parte e profitti e reddito di lavoro dall'altra parte. E intanto migliaia e migliaia di lavoratori di piccolissime imprese perdono anch'essi il lavoro, nei bar, nelle botteghe e nelle officine. Ma nessuno ne parla perché non sono targati Ilva o Menegatti. A maggior ragione nessuno parla di chi un lavoro non l'ha mai avuto o il lavoro ha perso da tempo e dorme coperto da un cartone. Sono perplesso. Manca un pensiero forte, manca un pensiero radicale, manca un pensiero che faccia i conti davvero e renda visibili i costi di vedere le parti e non l'insieme, manca addirittura la convinzione che le scelte che facciamo o subiamo sono meramente difensive e fonti di spreco di vite.Manca un pensiero socialista.
sabato 2 dicembre 2017
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