Invecchiamo in tanti modi diversi. Spesso malissimo. Capita soprattutto ai più famosi. Quelli che mi fanno star male quando si presentano in TV, egocentrici, depressi, malamente restaurati. O anche quando continuano a scrivere, ma rivelano incertezze sintattiche. Mi è capitato di notarlo con Eugenio Scalfari che ho sempre letto e che, come il suo quasi coetaneo Camilleri, continua a scrivere a 93 anni. A parte la vanità senile del fondatore di Repubblica nell' esibire amicizia coi potenti cui darebbe preziosi consigli, riguardo la scrittura la prima volta ho pensato ad un refuso, la seconda mi sono allarmato, ora sono sconsolato. Domenica scorsa non ho capito proprio il senso del suo pezzo: un excursus storico senza motivazione e connessione all'attualità. O sto invecchiando io? In compenso ieri nella trasmissione di Fazio ho avuto un soprassalto vedendo e ascoltando Sandra Milo. Non l'ho mai seguita molto. E il mio pre-giudizio non era positivo. Invece... Parlava del suo ruolo nell'ultimo film di Muccino. Ha toccato con leggerezza acuta un tema difficile dicendo del suo iniziale rifiuto ad interpretare una donna "che non è niente". Capendo dopo che rappresentare una donna ridotta a niente richiede l'interpretazione di una donna intelligente che è tutt'altro che "niente". Ho pensato che su analogo tema, parlando in un suo film di Sordi, il geniale Moretti mi stupì negativamente confondendo a mio avviso con il personaggio l'interprete romano dell'italiano cialtrone. Non sempre gli intelligenti dicono cose intelligenti. Ma questo è altro discorso. Augurando a tutti una felice vecchiaia, spero che qualcuno di cui mi possa fidarmi mi avverta in tempo quando sarà l'ora di smettere di confessarsi sul web.
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