Sto pensando a Francesco che, visitando la Birmania, accetta di non nominare i rohingya, la minoranza musulmana che subisce violenze inenarrabili dai "buoni" buddisti. Succede nel Paese di cui è leader Aung San Suu Kyi. L'abbiamo difesa quando era a sua volta perseguitata e imprigionata. Le abbiamo anche dato il Nobel per la pace. Il mondo è questa cosa qui. Con i perseguitati di ieri che trovano ottime ragioni per farsi persecutori. Qua e là nel mondo.
Il mondo è anche il posto in cui i talenti che ci emozionano ed educano i nostri sentimenti - scrittori o registi - sono talvolta pedofili o molestatori seriali. E siamo costretti a chiederci se il male delle loro vite sia, per vie imperscrutabili, inscindibile dalla loro arte. Non so. So solo che l'odiosa complessità mi appare incompatibile con la militanza arrabbiata, semplificante e banalizzate.
Il mondo è anche il posto in cui i talenti che ci emozionano ed educano i nostri sentimenti - scrittori o registi - sono talvolta pedofili o molestatori seriali. E siamo costretti a chiederci se il male delle loro vite sia, per vie imperscrutabili, inscindibile dalla loro arte. Non so. So solo che l'odiosa complessità mi appare incompatibile con la militanza arrabbiata, semplificante e banalizzate.
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