Le parole si logorano. Nell’era del politicamente scorretto
quel che era denigratorio è rivendicato come merito. Così avviene per
“populismo”. Grillo è stato forse il primo a rivendicarlo come merito: “Siamo populisti”. Forse quindi sarò
costretto a cercare un’altra parola per indicare
chi seduce il popolo per distrarlo dai suoi interessi e dalle sue battaglie.
Come dovrei chiamare chi suggerisce bersagli facili per ricevere consenso
esplicito dal popolo e consenso implicito dai privilegiati risparmiati dal
grande Vaffa? Non mi arrendo al
politicamente scorretto e non dico
quindi “imbroglioni”.
Alla vittoria di Trump Grillo ha manifestato compiacimento
ed esultanza. “E’ stato un grande vaffa all’è lite” ha detto. Alla è lite
politica forse sì. Non alla élite dei multiproprietari di ville e palazzi, con
le rubinetterie dorate però. Quella è
una élite “popolare” forse. Ma Grillo
si è accorto che il vaffa di Trump è rivolto anche e soprattutto ad un pezzo
caratteristico del programma 5Stelle? Lo è, a meno di credere che l’ecologismo
del M5S non sia solo un orpello raccattato per riempire le pagine del
programma. Lo è perché, al di là della xenofobia e del sessismo che magari
potrebbe apparire un gioco innocente (e non lo è) ,il nucleo concretissimo del
programma di Trump è l’esatto opposto dell’ecologismo dichiarato di Grillo. E’
la scelta del carbone. E’ la scelta delle trivelle. E’ la scelta di denunziare
gli accordi di Parigi sul clima. E’ la
scelta di sfamare il suo popolo saccheggiando il pianeta. E’ la scelta di fare
pagare i costi del saccheggio a quelli che ancora non votano e a quelli che
verranno. Quest’ultima è la scelta
peraltro del populismo contendente: quella di Renzi. Anche lui per grandi opere
e trivelle. Lui impegnato nell’appassionata contesa con Junker. Lui che non la
manda a dire. Lui che –oibò – alla “burocrazia” di Bruxelles antepone la
sicurezza delle scuole e il popolo terremotato. E quindi pretende flessibilità,
cioè deficit, cioè debito da
scaricare al governo prossimo venturo,
nonché ai posteri. Mentre nessuno osa ribattere che le risorse
per la sicurezza e per i senza tetto potrebbero essere recepite con la reintroduzione della tassa sulla prima casa per i più abbienti, con la reintroduzione
della tassa di successione che penalizzerebbe un tantino la povera milionaria erede di
Esselunga o gli eredi di Briatore, e con
la revisione della curva dell’Irpef, accentuandone la progressività . Oltre che abbattendo le pensioni d’oro. Oltre
che abbattendo le remunerazioni d’oro di troppi dirigenti. Oltre che
bonificando l’Italia da consorterie familistiche, amicali, paramafiose, mafiose. Tranquillo, Presidente, nessuno proporrà
nulla di simile. Il senso comune
vincente che ha disarmato il “popolo” non consente di parlare di tasse e sul resto
si può parlare senza essere obbligati a fare. La narrazione renziana è assai
intelligente. Infatti nessuno osa
contraddirla davvero. Al più si può rilanciare più in su o denunciare
l’insufficiente determinazione del premier: “Io pretenderei di più, io userei
parole più pesanti contro la tecnocrazia”: insomma variazioni sulla stucchevole
narrazione. Il senso comune in compenso consente di proporre impunemente la flax tax
al 15% per tutti, poveri e ricchi, escogitata dal terzo populista,
Salvini, fra gli applausi di chi paga il
16% e pagherebbe con il taglio radicale
al welfare lo sconto miserabile dell’1%. Mosse tutte intelligenti (cioè a
loro convenienti) quelle dei duellanti
populisti come quando si nasconda la polvere sotto il tappeto, sapendo che
altri, futuri odiosi governanti che saranno chiamati “tecnocrati” dovranno fare
pulizia perché la nave non affondi. Duellanti ma ispirati da valori largamente
condivisi come (absit iniuria verbis) i duellanti delle gang che si contendono il territorio bevendo le stesse birre e sognando gli stessi sogni. No, mi rifiuto di corteggiare il popolo di
Grillo, Renzi e Salvini. Aspetto che il
popolo scopra l’inganno. Forse
dapprima il popolo che non vota. Con un pizzico di fiducia in alcuni leader
veri interessati al cambiamento vero: Francesco, forse Sanders, forse lo
scamiciato Mujica che però chissà se lascerebbe la sua casetta
con l’orto da coltivare.
Nessun commento:
Posta un commento