E’ la mia sintesi disinvolta dell’intervista di ieri sera di
Gruber a Veltroni. Che Veltroni votasse
Sì lo immaginavo bene. Lo
davo meno scontato per
Letta. Che però votando Sì fa un
figurone di uomo sopra le meschinità
degli uomini comuni e degli “staisereno”. Spiego a me stesso allora perché io
sento Veltroni più vicino al mio mondo che a al mondo di Renzi. Malgrado il suo Sì e il mio No. Veltroni, dopo aver illustrato le scontate
ragioni del suo Sì, denuncia il clima di rissa e personalizzazione di cui fa
carico a Renzi e ai suoi avversari. Ma implicitamente più al primo che avviò la
personalizzazione. Poi dice che a
referendum concluso la sinistra
dovrà occuparsi dei problemi della sofferenza di milioni di cittadini.
Alla domanda se Renzi sia sinistra non risponde apparentemente , ma in pratica
risponde dicendo che “sinistra” non è
parola da cancellare dal vocabolario del Partito Democratico. Tutt’altro. Serve una risposta di sinistra
alla sofferenza. E alla domanda di Gruber “Cosa pensa della rimozione della
bandiera europea nell’ufficio del
Presidente del Consiglio?” risponde che ne pensa malissimo. Più o meno come
aveva dichiarato Prodi. E ancora: “Sbagliato confondere Grillo con Salvini. Da
una parte ci sono contraddizioni ed un programma confuso ma con idee rispettabilissime. Dall’altra parte c’è il
populismo della destra” . E infine :
“Non si debbono rincorrere i populismi sul loro terreno. Bisogna proporre visioni diverse”. Insomma tutta l’intervista è una polemica
netta contro il renzismo. C’è anche in
Veltroni la nota rivendicativa del suo “ma anche”. E’ connessa all’aspirazione
maggioritaria del partito che aveva fondato. Che voleva essere
maggioritario nel senso di aperto
all’ascolto delle ragioni altrui e intenzionalmente inclusivo. Perché “E’ così…ma anche…”. Nessun rapporto, a mio
avviso, con gli stratagemmi di leggi
elettorali truffa che trasformano in maggioritaria una corposa minoranza. Sento invece un’assonanza con la
rivendicazione della locuzione “nella misura in cui” di Berlinguer in un’intervista di tanto tempo
fa. Berlinguer che quietamente difendeva quella locuzione con l’intervistatore che la riteneva vaga.
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